Chi non ha mai lavorato non ha diritto alla pensione. La prestazione è riconosciuta solo se risultano versamenti contributivi in una delle gestioni pensionistiche previste dal nostro ordinamento. Sembra una cosa ovvia, ma non è affatto scontato. Basta possedere anche solo un contributo settimanale, di cui magari ci si è dimenticati, e la pensione arriva. Anche se non per tutti la regola è uguale.
Si pensi, ad esempio, a un lavoratore che ha trascorso gran parte della propria vita all’estero, magari in Svizzera lavorando come frontaliero.
Come funziona la pensione senza contributi
Premesso, quindi, che per avere la pensione in Italia bisogna essere assicurati presso una gestione previdenziale e aver versato i contributi, vediamo quali sono le regole per ottenere la rendita pubblica. Se uno possiede anche solo un contributo settimanale prima del 1996, avrà diritto alla pensione minima al raggiungimento del requisito anagrafico per la vecchiaia (in pensione a 67 anni fino al 2026). Sempre che vi siano i presupposti economici. Se questo contributo è versato dopo tale data, però, non avrà diritto a nulla non raggiungendo il requisito minimo contributivo.
Nel sistema di calcolo contributivo, infatti, occorre avere almeno 20 anni di contributi per uscire a 67 anni di età. In via eccezionale ne bastano 5, ma l’età di uscita slitta a 71 anni. Con meno di 5 anni di contributi non si ha diritto alla pensione, tuttavia il lavoratore potrà lavorare o versare volontariamente i periodi mancanti per raggiungere la soglia minima.
Detto questo, va ricordato che la pensione senza contributi non esiste.
L’assegno sociale per chi non ha diritto alla pensione
L’assegno sociale è un sussidio economico (non una pensione) erogato dall’Inps a coloro che non hanno mezzi di sostentamento per vivere. E’ riconosciuto a partire dai 67 anni di età e vale oggi 534,40 euro al mese, compresa la tredicesima. Ne hanno diritto i cittadini italiani e stranieri residenti sul territorio italiano che si trovino in condizioni di disagio sociale.
Per sua natura l’assegno sociale è una prestazione temporanea, erogata in alternativa alla pensione e nel rispetto di particolari requisiti economici e limiti di reddito individuale e familiare. Importante, soprattutto per gli stranieri, è che se il beneficiario si reca all’estero perde il diritto. Più precisamente la legge prevede la sospensione del pagamento se il soggiorno fuori dall’Italia supera i 29 giorni consecutivi.
Per quanto riguarda i limiti di reddito, il richiedente non deve superare i 6.947,33 euro annui e 13.894,66 euro se coniugato. Qualora venissero superati tali limiti l’Inps procederà alla riduzione dell’assegno o alla revoca. Come elenca l’Inps, i redditi da considerare ai fini del diritto all’assegno sociale sono:
- i redditi esenti da imposta;
- i redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (vincite derivanti dalla sorte, da giochi di abilità, da concorsi a premi, corrisposte dallo Stato, da persone giuridiche pubbliche e private);
- tutti i redditi soggetti a imposta sostitutiva: interessi postali e bancari, interessi dei CCT e di ogni altro titolo di stato, interessi, premi e altri frutti
- le obbligazioni e titoli similari, emessi da banche e società per azioni, e altri strumenti finanziari;
- tutti i redditi dei terreni e fabbricati;
- la pensione di guerra;
- la rendita vitalizia erogata dall’Inail;
- la pensione diretta erogata da stati esteri;
- le pensioni erogate agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi;
- gli assegni alimentari corrisposti secondo norme civilistiche.
Riassumendo…
- Per ottenere la pensione è necessario possedere almeno un contributo settimanale.
- In assenza di contributi non si ha diritto alla pensione in Italia.
- In alternativa, per chi si trova in stato di disagio economico, c’è l’assegno sociale a partire da 67 anni.