Anche nel 2022 si può andare in pensione a 63 anni. Con la nuova legge di bilancio è stata prorogata di un altro anno Ape Sociale, l’anticipo pensionistico riservato a lavoratori svantaggiati o in situazione di disagio.
Ape sociale prevede infatti la possibilità di andare in pensione a 63 anni con almeno 30 di contributi versati (quota 93). Si tratta, per l’esattezza, di uno scivolo in attesa di conseguire la pensione al raggiungimento dei requisiti ordinari.
Chi ha diritto ad andare in pensione a 63 anni
La pensione a 63 anni con Ape Sociale spetta di diritto ai lavoratori dipendenti, autonomi o iscritti alla Gestione Separata.
- trovarsi in stato di disoccupazione involontaria a condizione che nei 36 mesi precedenti abbiano avuto almeno 18 mesi di lavoro dipendente;
- assistere da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni o siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- avere riduzione della capacità lavorativa accertata superiore o uguale al 74%;
- essere lavoratori dipendenti e avere svolto da almeno sette anni negli ultimi dieci ovvero almeno sei anni negli ultimi sette un lavoro usurante. Per questa categoria servono 36 anni di contributi versati.
Ape Sociale e lavoratori edili
Nell’ambito della estensione della categoria dei lavori usuranti, la legge di bilancio cambia i requisiti contributivi per i lavoratori edili e i ceramisti. I più esposti a logoramento e usura fisica. Non più 36 anni di contributi, ma 32. A beneficiare della pensione a 63 anni ci saranno anche i ceramisti.
La categoria dei lavoratori edili e dei ceramisti rientra, infatti, fra quelli più usuranti usuranti e meritevoli di maggiore tutela previdenziale. Così, fermo restando il requisito anagrafico, per i lavoratori edili, dal 2022 l’accesso alla pensione a 63 anni scatta con “soli” 32 anni di contributi, anziché 36 come avvenuto fino al 2021.