Chi può andare in pensione appena compiuti i 60 anni già dal 2026? Come cantava Lucio Dalla con il brano L’anno che verrà: “E se quest’anno poi passasse in un istante, vedi, amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io. L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità”.
Il tempo scorre inesorabilmente, portando via con sé le cose del passato, mentre nuove cose si affacciano all’orizzonte.
Ne sono un chiaro esempio le varie norme che nel corso degli anni sono state cancellate, per poi essere rimpiazzate con delle nuove disposizioni.
Basti pensare ai requisiti di accesso alla pensione che sono cambiati nel corso degli anni e che sono destinati a subire ulteriori modifiche anche negli anni a venire. Non stupisce, pertanto, che siano tanti i lavoratori che non sappiano ancora quando potranno uscire finalmente dal mondo del lavoro.
Chi può andare in pensione appena compiuti i 60 anni già dal prossimo anno?
In base alla normativa vigente è possibile accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni, a patto di aver maturato almeno vent’anni di contributi. Ci sono, comunque, diverse misure che permettono di uscire dal mondo del lavoro molto prima, come ad esempio la pensione anticipata ordinaria e Quota 41 precoci.
Entrando nei dettagli, si ha diritto alla pensione anticipata ordinaria, a prescindere dall’età anagrafica, al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Tale soglia scende a quota 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Ma non solo, possono andare in pensione a prescindere dall’età anche i cosiddetti lavoratori precoci, a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi, di cui almeno uno deve essere stato versato prima del compimento di 19 anni.
Oltre ad essere in possesso dei requisiti contributivi poc’anzi citati, per beneficiare di tale indennità è necessario rientrare in una delle seguenti categorie:
- stato di disoccupazione in seguito alla cessazione del rapporto lavorativo per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa oppure risoluzione consensuale;
- invalidità pari o superiore al 74%, accertata dalle commissioni mediche di competenza;
- soggetti che assistono e convivono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, con il coniuge o un parente in stato di non autosufficienza;
- coloro che, come spiegato sul sito dell’Inps:
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- hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (attività usurante di cui al decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999, addetti alla linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo);
- sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti di seguito elencate e hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;
- marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne”.
I soggetti che rientrano rientrano nelle categorie e in possesso dei requisiti poc’anzi citati, quindi, possono andare in pensione all’età di 60 anni.
Considerando i requisiti contributivi richiesti è facile intuire come per accedere a tali misure sia richiesta una continuità lavorativa fin da quando si è molto giovani.
Ne consegue che, a causa della precarietà lavorativa che ha segnato il nostro Paese nel corso degli ultimi anni, non sono molte le persone che potranno beneficiare di tale opportunità.
È bene inoltre sottolineare che le misure in questione tengono conto dei requisiti attualmente richiesti. Non si può escludere la possibilità che il governo possa attuare delle modifiche in vista del prossimo anno.