Il governo punta a tagliare ancora le pensioni dal 2024. Quelle anticipate, s’intende. Quota 103 sparirà o meglio, sarà prorogata di 12 mesi con le stesse caratteristiche ma servirà un anno in più come requisito anagrafico per uscire dal lavoro (Quota 104). Resterà valido, anche l’incentivo economico (bonus Maroni) per chi vi rinuncia.
Serviranno quindi 41 anni di contributi e 63 di età per andare in pensione prima del tempo. E già si stanno facendo i conti per capire quanti lavoratori ne avranno diritto.
Pochi beneficiari per Quota 104
Gli aventi diritto saranno soprattutto lavoratori che resteranno fregati dal mancato raggiungimento dei requisiti per uscire con Quota 103 entro il 31 dicembre 2023. Quindi coloro a cui manca poco, ma non troppo, per andare in pensione anticipata. L’obiettivo del governo è infatti quello di eliminare definitivamente gli anticipi pensionistici facendoli gradualmente convergere verso le uscite ordinarie previste dalla Fornero.
Nulla di nuovo fin qui. Unica cosa è che fino all’ultimo lavoratori e sindacati speravano in una riforma che evitasse il ritorno della Fornero per tutti. Ma è del tutto evidente che sulle pensioni si sta combattendo una battaglia persa. E non perché lo vuole il governo Meloni, ma perché lo Stato sta spendendo troppo per la previdenza e l’assistenza e non vi sono spiragli di inversione del trend.
Se Quota 103 ha registrato finora l’uscita di meno di 10 mila persone con prospettive di arrivare a 15-16mila entro fine anno, Quota 104 potrebbe fermarsi a poche migliaia. Difficile per il momento fare delle stime, anche perché su questa misura si inserisce il diritto all’incentivo economico a restare al lavoro (bonus Maroni) che fino all’ultimo non è possibile prendere in considerazione per fare i dovuti calcoli.
La pensione anticipata e il bonus Maroni
Anche per il 2024 è infatti previsto il sorgere del diritto a restare al lavoro con una busta paga più pesante per chi rinuncia alla pensione.
Sono molti finora ad aver accettato questa opportunità con Quota 103, circa il 50% degli aventi diritto, il che ha fatto scendere di parecchio le domande di pensionamento. Anche perché a 62 anni molti si sentono ancora utili e in grado di lavorare. Andando in pensione anticipata, invece, non potrebbero più cumulare la rendita con altri redditi da lavoro se non in misura occasionale e limitata. Fatto che scoraggia molti lavoratori ad accettare la pensione anticipata.
Quota 104 per i nati nel 1960 e 1961
Coinvolti, in particolar modo, dalla riforma sono soprattutto i nati nel 1960 e 1961, cioè coloro che nel 2024 compiranno 63-64 anni. Per costoro l’uscita anticipata sarà possibile solo se avranno anche 41 anni di contributi alle spalle.
Per chi, invece, è nato dopo ma ha già 41 anni di contributi non ci saranno molte possibilità di uscita anticipata se non aspettando il raggiungimento dei requisiti Fornero. Cioè con 41 anni e 10 mesi di contributi o 42 e 10 mesi se uomini a prescindere dal requisito anagrafico.
Una strozzatura che impedisce di fatto l’uscita con Quota 104 e che avvicina, come nelle intenzioni dei tecnici riformatori del governo, a quella già prevista dal nostro ordinamento previdenziale. Quindi bisognerà per forza trattenersi di più al lavoro o versare volontariamente contributi per raggiungere la soglia minima.
Riassumendo…
- Poche migliaia di lavoratori beneficeranno di Quota 104, meno che per Quota 103.
- Con Quota 104 le pensioni anticipate tendono a sparire convergendo in quelle previste dalla Fornero.
- I nati nel 1960-1961 sono più direttamente interessati dalla riforma a partire dal 2024.