Chi può andare in pensione nel 2023 ma non nel 2024, cosa sta per accadere

Le vie d’uscita ancora aperte per la pensione anticipata nel 2023 e cosa si rischia a partire dal 2024 per chi non ne approfitta.
2 anni fa
2 minuti di lettura
pensione

La riforma pensioni tanto attesa non ci sarà. E’ ormai assodato che i costi previdenziali dello Stato sono al limite della sostenibilità e ulteriori interventi per consentire ai lavoratori di uscire prima sono improbabili.

I conti dell’Inps sono in preallarme e la spesa annua per le pensioni in Italia non accenna a frenare, così come il debito pubblico. Quindi il ritorno pieno alle regole Fornero è solo una questione di tempo. Esaurita Quota 103 a fine anno, non ci saranno altre scappatoie per andare in pensione anticipata.

A parte alcune deroghe temporanee che potrebbero essere riconfermate.

Come andare in pensione anticipata nel 2023

In assenza di interventi a livello legislativo, nel frattempo, le vie d’uscita alternative alle regole ordinarie restano poche. Da Opzione Donna a Quota 103 passando per Ape Sociale, le deroghe alla riforma Fornero sono in scadenza a fine anno e non è detto che saranno riconfermate per il 2024.

Con la fine di Quota 103 e il mancato rinnovo di Opzione Donna a fine 2023, quindi, le pensioni anticipate dovrebbero sparire completamente di scena. Il nuovo corso dovrebbe prevedere solo uscite anticipate a 64 anni nel sistema contributivo o con Ape Sociale a 63 anni. Entrambe queste soluzioni, però, prevedono strettoie e condizioni particolari.

Per quanto riguarda Opzione Donna, secondo gli esperti del Ministero del Lavoro, la misura potrebbe essere assorbita in Ape Sociale. Già da quest’anno la pensione anticipata riservata alle lavoratrici con 60 anni di età (riduzione fino a 58 se si hanno figli) e 35 di contributi è condizionata al possesso di particolari requisiti sociali. Cosa che ha ridotto il bacino delle lavoratrici beneficiarie del 90%. Siamo, quindi, siamo ormai a un passo dalla totale soppressione.

L’Uscita con Quota 103

Solo fino al 31 dicembre 2023 si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi (Quota 103). I requisiti devono essere centrati entro fine anno, pena la perdita del diritto a ottenere la rendita anticipata.

Potenzialmente potranno fruirne circa 44 mila persone, ma non è detto che, alla fine, saranno meno.

Come noto andare in pensione con Quota 103 implica la rinuncia a un trattamento economico di pensione superiore a 5 volte l’assegno sociale, cioè 2.840 euro al mese. Misura che escluderebbe fino al compimento dei 67 anni di età il godimento pieno della pensione per chi supera tale soglia prevista dal legislatore.

Allo stesso tempo, chi accetta di andare in pensione con Quota 103 non potrà più lavorare. E’ infatti vietato cumulare redditi da lavoro con quelli da pensione, sempre fino al compimento dei 67 anni di età. Cosa che potrebbe essere fastidiosa per chi svolge lavori autonomi e a 62 anni potrebbe già deve cessare l’attività

Chi può andare in pensione nel 2023

Il quadro normativo che emergerà il prossimo anno, non dovrebbe toccare l’impianto Fornero che prevede in sostanza l’età di uscita agganciata alla speranza di vita. Quindi la pensione di vecchiaia (oggi a 67 anni) o anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne) non saranno riviste.

Il governo sembra puntare, invece, sulla rimodulazione della flessibilità in uscita. Potrebbe quindi essere allargata la lista dei lavoratori gravosi che beneficia di Ape Sociale (in pensione a 63 anni). Anche questa misura è, però, in scadenza. Benché le probabilità che sarà rinnovata nel 2024 sono alte, non è detto che non possa cambiare qualcosa a livello di requisiti anagrafici. Dopo le modifiche su Opzione Donna con la legge di bilancio 2023, c’è da aspettarsi di tutto.

Si punta, invece, a modificare la legge nella parte in cui è concessa la pensione ai lavoratori contributivi puri al raggiungimento dei 64 anni di età con almeno 20 anni di versamenti. A oggi ne hanno diritto solo coloro che possono beneficiare di una pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.410 euro al mese.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.