Le Camere sono sciolte per via della crisi di Governo. Il lavoro continua fino alla votazione del 25 settembre 2022 ed alla formazione del nuovo Parlamento che dovrà poi decidere il capo del Governo che sostituirà Draghi. La campagna elettorale dei diversi partiti politici ormai è entrata nel vivo. Ognuno di loro si fa portavoce di diversi programmi. Tra questi quello più scottante e che più interessa gli italiani è la riforma pensioni.
Il tavolo tecnico sulla questione è ormai fermo al prima dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.
C’è anche da affrontare la grana “rivalutazione” delle pensioni. Con un’inflazione che continua a crescere a ritmo insostenibile, il prossimo anno il meccanismo della perequazione (ossia la rivalutazione automatica delle pensioni al costo della vita) potrebbe costare alle casse dello Stato milioni e milioni di euro.
Riforma pensioni, Lega e Berlusconi
C’è Berlusconi che promette pensioni minime a 1.000 euro al mese per 13 mensilità. Ciò, tuttavia, solo per coloro privi di reddito.
La Lega, per la riforma pensioni, continua a spingere per Quota 41 per tutti. Ossia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Chance che oggi già esiste anche se solo per la pensione lavoratori precoci. Inoltre già ora c’è la possibilità di pensionamenti, a prescindere dall’età, con 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini).
Movimento 5 stelle, Pd e Centro
Il M5s, non si smuove dalla propria posizione. Fermi i pilastri su cui puntare. Sul lato riforma pensioni, anche i penta stellati sono per Quota 41 e per il sostegno ai pensionati poveri. Intoccabile il reddito di cittadinanza.
Il salario minimo e maggiori possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro, invece, sono i programmi del Partito Democratico.
Diversa la posizione del Centro. L’intenzione, sul lato riforma pensioni, sarebbe quella di portare avanti il programma che il Governo Draghi aveva intenzione di perseguire, ossia:
- tutelare le nuove generazioni
- possibilità di pensione in due step (prima parte di pensione a 62 anni con sistema contributivo e seconda parte a 67 anni con sistema retributivo)
- ampliare il raggio di applicazione di Opzione donna anche agli uomini.
A questi punti si aggiungono la riduzione del prelievo fiscale e rendere strutturala Ape social.