I meme sui social si sprecano, le critiche pure. E ieri è arrivato da Atreju l’attacco indiretto niente di meno che dalla premier Giorgia Meloni, la quale ha dichiarato che vanno sostenuti i “produttori di eccellenze” italiane e non chi ne sfrutta l’immagine per fare “falsa beneficenza”. Chiara Ferragni è nei guai. Da giorni nell’occhio del ciclone dopo che l’Autorità per la Concorrenza le ha comminato una sanzione di 1 milione di euro, che si somma a 400 mila euro a carico di Balocco, per “pubblicità ingannevole”.
Secondo l’authority, essa trasse in inganno i consumatori, facendo loro credere che il sovrapprezzo pagato sarebbe servito per finanziare l’acquisto di un macchinario per l’ospedale Regina Margherita e a favore dei bambini malati di osteosarcoma e sarcome di Ewing. Invece, Balocco mesi prima aveva già effettuato una donazione di 50 mila euro. Pertanto, aver pagato il pandoro 9,37 euro, anziché i 3,68 euro ordinari, nulla ebbe a che fare con la beneficenza.
Denuncia contro Ferragni per “truffa aggravata”
Ferragni si difende e sostiene di essere stata fraintesa. Ma alcune email interne all’azienda Balocco offuscano ulteriormente la sua immagine sul caso. Tra i dirigenti emerge il timore che la pubblicità possa essere considerata ingannevole per come fu concepita da Fenice e TBS Crew, le due società che gestiscono gli affari dell’influencer. E c’è un dipendente che accusa l’elevato cachet di quest’ultima quale unica ragione per la fissazione del sovrapprezzo.
I guai non sarebbero finiti. Codacons ha annunciato che oggi presenterà una denuncia in tutte le 104 procure d’Italia per “truffa aggravata” contro Chiara Ferragni. Secondo l’associazione di tutela dei consumatori, ci sarebbero gli estremi per chiedere alla Guardia di Finanza il “congelamento” dei conti societari, al fine di consentire agli acquirenti del pandoro di ottenere il risarcimento per essere stati ingannati.
Pioggia di sfottò e insulti sui social
I numeri patrimoniali sono tali da consentire all’influencer di continuare a dormire sonni tranquilli anche con il pagamento della sanzione. Il problema non è economico in sé, almeno non direttamente. Chiara Ferragni è diventata quella che è grazie ad una strategia comunicativa volta a celebrarne il buon gusto, la vita apparentemente specchiata e la generosità d’animo. Non è un caso che la donna abbia reagito alla decisione dell’Antitrust ricordando le opere di beneficenza da sempre portate avanti dalla sua famiglia. Un nucleo che include Fedez, rapper notissimo e discutibilissimo per numerose uscite, che ha reagito stizzito all’attacco della premier Meloni (“è questa la sua priorità?”).
Il capitale di un’influencer come Chiara Ferragni è dato dalla sua immagine. E basta andare su Instagram in questi giorni per capire che non tiri una bell’aria per lei. I post sono sommersi di commenti di utenti inferociti, di sfottò e persino insulti. In occasioni del genere bisogna chiudere gli occhi e attendere che la tempesta passi. Con quasi 30 milioni di follower, non saranno i 15 mila persi in qualche giorno a dover impensierire l’imprenditrice. Ma non è la prima volta che la coppia vacilla sulla beneficenza. Tre anni fa ci furono molte polemiche per le modalità con cui Fedez fece beneficenza su Twitch. La stessa Ferragni è stata accusata di avere sfruttato un’iniziativa benefica per far abbonare gli utenti ai suoi contenuti digitali a pagamento.
I Ferragnez hanno stancato?
E la sovraesposizione mediatica della coppia, ribattezzata da tempo Ferragnez, inizia a segnalarne gli aspetti negativi. Essere presenti come il cacio sui maccheroni in ogni discussione pubblica non sortisce sempre gli effetti sperati. Ferragni e Fedez sono diventati volti di riferimento per una certa sinistra in Lamborghini e spesso con una conoscenza assai limitata degli argomenti che intendono trattare.
C’è un uso crescentemente promiscuo dei social da parte dei Ferragnez, in parte a scopo imprenditoriale e in parte personale. La confusione genera fraintendimenti e un clima sempre meno benevolo per la coppia. Soprattutto, c’è un contrasto evidente tra il target “politico” a cui essa punta e il genere di messaggi veicolati per ragioni di business. Se il popolo di destra sfotte Ferragni e consorte per gli inciampi come nel caso Balocco, il popolo di sinistra non perdona loro l’ostentazione della “riccanza”. Finora il paradosso ha funzionato e fatto macinare utili plurimilionari. Reggerà ancora a lungo?