Ormai tutti hanno un conto corrente, sia perché è estremamente comodo, sia perché la legge stessa impone che stipendi o pensioni vadano caricati su di esso. Ma cosa succede se non si riesce ad effettuarne la chiusura?
Con la grande concorrenza che c’è in questo settore, non è cosa rara decidere di cambiare banca per ottenere agevolazioni più performanti per le proprie esigente. Ecco quindi che nasce il bisogno di chiudere il vecchio conto per aprirne un altro, ma come avviene la procedura?
Chiusura conto corrente, come si fa?
Il recesso del proprio contratto con la banca è un diritto tutelato dalla legge, ma naturalmente gli istituti di credito non vedono di buon occhio notizie del genere.
Per comunicare tale decisione dovremo mandare una raccomandata con avviso di ricevimento, oppure mandare una mail certificata (pec). In alternativa possiamo recarci personalmente a una filiale per consegnare la nostra richiesta di recesso e ricevere il documento che ne certifichi la consegna del modello di recessione contrattuale. Tale procedimento non ha alcun costo, quindi possiamo recedere il nostro contratto gratuitamente. Ciò detto, ci possono essere però dei costi legati al nostro stesso conto (canone, bollo, eventuali passivi o interessi). Per questo motivo le banche chiedono di lasciare una somma minima sul conto, al fine di completare le procedure di chiusura.
Cosa succede se la banca non chiude il servizio?
Il tempo limite utilizzato dalle banche può arrivare a tre mesi.
Anzi, qualora la banca continuasse a ritardarne la chiusura, l’utente può richiederne i danni (se ve ne sono) rivolgendosi direttamente a un Arbitrato bancario finanziario (Abf). Per farlo basterà collegarsi al sito ufficiale con un costo di 20 euro. In questo modo l’Arbitrato prenderà in esame il reclamo ricevuto e si adopererà per far chiudere il conto e far versare, eventualmente, al cliente l’ammontare dei danni subiti.