Nei giorni scorsi, le istituzioni dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sulla necessità di garantire ai lavoratori una remunerazione per vivere in ciascuno stato dignitosamente. A dire il vero, non si è parlato esattamente di salario minimo legale, ma nei fatti di questo si tratta. In un paio di mesi, la Commissione dovrebbe essere in grado di emanare una direttiva e dopodiché spetterà agli stati nazionali decidere se recepirla. Le indicazioni di Bruxelles fanno riferimento a un salario minimo al 60% di quello mediano e al 50% di quello medio.
La proposta di Movimento 5 Stelle e PD
In Italia, già con il governo giallo-rosso di Giuseppe Conte si era parlato di salario minimo. L’allora ex ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, aveva proposto una paga di almeno 9 euro all’ora. Questa proposta riprende quota dopo l’accordo europeo, spinta dal Movimento 5 Stelle e, con minore veemenza, dal Partito Democratico. Dunque, tra pochi mesi o qualche anno avremo un salario minimo di 9 euro l’ora?
La risposta è molto più complicata di quanto pensiamo. In Italia, così come in altri cinque stati comunitari, il salario minimo formalmente non esiste, ma nei fatti c’è. Esso deriva dall’applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL). Essi coprono la quasi totalità dei lavoratori, una percentuale pari a ben il 98%. E l’obiettivo dell’Unione Europea sarebbe di coprire almeno l’80% del mercato. Ne consegue che non vi sarebbe alcun bisogno di introdurre in Italia uno strumento che già esisterebbe in altre forme.
Altra questione riguarda, poi, l’entità dell’eventuale salario minimo italiano. Il Parlamento può sempre introdurlo, in barba a svariati decenni di contrattazione collettiva.
Salario minimo davvero di 9 euro l’ora?
In altre parole, ammesso che si trovi un accordo politico per introdurre in salario minimo, difficilmente sarebbe dell’entità proposta in Parlamento. Peraltro, sotto 9 euro l’ora lavorerebbero 4,5 milioni di persone in Italia, cifra che scenderebbe a 2,8 milioni comprendendo tredicesima e quattordicesima. Il rischio per molte aziende di minori dimensioni consiste nel dover sostenere un costo del lavoro ancora più alto, di fatto finendo per chiudere. Verosimilmente, aumenterebbe il lavoro nero, pratica già diffusissima nel Meridione. Insomma, non sarebbe un bell’affare proprio per i lavoratori meno qualificati.
Infine, il salario minimo di 9 euro l’ora potrebbe non essere quello che pensiamo. Se fosse comprensivo, ad esempio, di tutti i contributi INPS, la sua entità effettiva scenderebbe drasticamente in busta paga. Considerato che, in via ordinaria, l’impresa versa all’ente di previdenza il 32,7% del salario lordo del dipendente tra quota propria (23,81%) e quella del lavoratore (8,81%), la cifra scenderebbe a poco più di 6 euro l’ora in termini di retribuzione lorda. Su base annua, parliamo di 10.660 euro, qualcosa come meno di 890 euro al mese per dodici mensilità. Un livello tale da essere sostanzialmente previsto già dalla totalità dei CCNL.