Preferenze consumatori cambiano, industria alimentare si adegua
Qualche settimana fa, la Pepsi ha siglato un accordo con l’organizzazione no-profit Partnership for a Healthier America (PHA), con l’obiettivo di ridurre il contenuto di zucchero e non solo sulla stragrande maggioranza dei propri prodotti entro il 2025. Nel dettaglio, almeno i due terzi delle sue bevande da 340 grammi dovrebbero fornire non più di 100 calorie dai zuccheri aggiunti; almeno i tre quarti non dovrebbero eccedere gli 1,1 grammi di grassi saturi per 100 calorie; almeno i tre quarti dei propri cibi non dovrebbe eccedere gli 1,3 grammi di sodio per caloria.
I colossi alimentari, in verità, stanno reagendo anche a un mutamento delle preferenze dei consumatori. Si stima, ad esempio, che quelli americani abbiano acquistato nel 2016 meno snack dolci e molto di più salati rispetto a 5 anni prima, segno che i gusti starebbero cambiando. E la Mars si è subito adeguata, lanciando confezioni da due snack da non più di 100 calorie ciascuno, annunciando allo stesso tempo che metà dei suoi prodotti conterrà non più di 200 calorie entro i prossimi 5 anni. (Leggi anche: Cosa mangeremo tra vent’anni?)
Crollano i prezzi dello zucchero
Sarà anche per questo, che i prezzi internazionali dello zucchero risultano crollati del 20% rispetto all’inizio dell’anno e di un terzo dal settembre scorso, pur restando di oltre il 50% più alti rispetto a due anni fa. La domanda dovrebbe crescere quest’anno al ritmo più basso dallo scoppio della crisi finanziaria e sotto la media decennale del 2%. Negli USA, si registra il primo calo trimestrale degli ultimi 25 anni.
D’altra parte, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha trovato che un aumento del 20% dei prezzi delle bevande gassate provocherebbe un crollo proporzionale della domanda. Pertanto, se le quotazioni dello zucchero in calo trascinassero giù anche i prezzi di cibi e bevande dolci, questi prodotti potrebbero tornare più appetibili per i consumatori meno salutisti.