La settimana scorsa sono divenute obbligatorie le nuove regole per l’etichetta di pasta e riso. L’etichetta deve riportare obbligatoriamente l’origine del grano, in modo da fornire all’acquirente tutti gli elementi utili per la scelta finale del prodotto. Chiaramente, si tratta di un passo in avanti importantissimo per gli alimenti realmente italiani, che dovrebbero ricevere una grossa spinta dall’introduzione delle nuove etichette, visto che il cittadino consapevole ha dimostrato in più di un’occasione di apprezzare il made in Italy rispetto al made in China e altri Paesi di origine extraeuropea.
Attenti al cibo fake in tavola
Al momento però, all’interno dei supermercati, rimangono ancora numerosi prodotti che non hanno l’obbligo di mostrare in etichetta l’origine di provenienza delle materie prime con cui sono stati prodotti. Questo comporta un aumento della confusione a tutti i livelli, visto che per alcuni prodotti le regole valgono e per altri no, come se ci fossero alimenti di Serie A e altri di Serie B. Il cittadino sa bene che la realtà non è assolutamente questa ed è una sua legittima richiesta quella di essere informato sull’origine del prodotto che sta acquistando. Troppo spesso ancora questo non accade.
Cibo scaduto a prezzo stracciato: l’idea contro l’economia dello spreco
Coldiretti, nel weekend, si è resa protagonista di una protesta in questo senso, con l’avvio di una raccolta delle firme rivolta al Parlamento europeo contro il cibo fake sulle tavole dei consumatori italiani. Tra questi, c’è il succo di frutto, il pane, i salumi, il ragù, i sottoli, il latte in polvere per i bambini e le marmellate. Non fanno eccezione nemmeno i funghi conservati, che secondo la denuncia di Coldiretti arriverebbero in gran parte dalla Cina (nulla di male, se non fosse che il Paese asiatico è tra le nazioni dove si registrano più allarmi alimentari rispetto al resto del mondo).
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