Speranza di vita intaccata dall’inquinamento in Cina
Nel tentativo di fare rispettare le norme ambientali, Pechino ha lanciato una serie di ispezioni dal 2016, ma puntando a controllare non tanto le imprese, bensì i governi locali, arrivando a sanzionare 3.000 funzionari e ad arrestarne 310, un passo notevole nel contrasto alle irregolarità. Lo stesso presidente Xi Jinping ha sollecitato i governi locali a non utilizzare più il pil tra gli indici di performance, ma ad inserire anche indicatori ambientali.
L’aria irrespirabile esporrebbe a problemi di salute qualcosa come 460 milioni di cinesi, una popolazione quasi simile a quella dell’intera Europa e superiore al Nord America.
Costosa la lotta allo smog
Più che una questione di sensibilità ambientale, il governo si sta rendendo conto dell’insostenibilità di questa situazione, anche perché parte della popolazione inizia a non tollerarla, chiedendo che vengano adottate misure appropriate. Queste significano costi per migliorare gli impianti produttivi, ma che avvicinerebbero le imprese cinesi agli standard occidentali, con il risultato di renderle meno competitive sui mercati internazionali.
Aldilà delle parole, ogni settimana vengono aperti due nuovi impianti per l’estrazione del carbone in Cina, a conferma di quanto Pechino continui a puntare sulla materia prima per ricavarne la gran parte dell’offerta energetica nazionale. Solo una coscienza civica più sviluppata potrebbe invertire la tendenza. Non ci siamo ancora qui, anche se forse non siamo nemmeno così lontani dal raggiungerla.