La Cina che circonda Taiwan è una buona e cattiva notizia per il mercato dei bond

Il mercato dei bond può risentire positivamente e negativamente delle notizie sempre più preoccupanti in arrivo dall'Estremo Oriente.
2 anni fa
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Taiwan test per mercato dei bond

Pasqua non ha portato la serenità sperata. La pace resta lontana in Ucraina, dove i combattimenti non si fermeranno neppure in occasione della festività secondo il rito ortodosso. E la Cina ha simulato un attacco militare contro l’isola di Taiwan, circondata da nove navi di combattimento e messa virtualmente a fuoco con 70 cacciabombardieri. La reazione del mercato dei bond è stata negativa. Guardate il grafico del rendimento del T-bond a 10 anni negli Stati Uniti: da meno del 3,30% di venerdì scorso a più del 3,40% di ieri.

Poiché i rendimenti sono correlati negativamente ai prezzi, significa che i primi sono saliti e i secondi scesi. Nell’Area Euro, poche variazioni, anche per effetto del clima festivo nella seduta di Pasquetta. Spread stabile e rendimenti poco mossi. Il decennale italiano offre poco più del 4%.

Ma Taiwan per il mercato dei bond mondiale sarebbe una buona o una cattiva notizia? E per quali ragioni? La risposta può apparire insensata: entrambe. Penserete che sia impossibile, mentre la verità è che, se guardiamo all’impatto dell’evento nel tempo, in prima battuta dovrebbe favorire una risalita dei prezzi, ma successivamente a tornare a lievitare sarebbero i rendimenti.

Mercato bond colpito da attacco a Taiwan

Un eventuale attacco cinese contro Taiwan sarebbe l’evento tipico capace di scatenare grosse tensioni geopolitiche internazionali. Una guerra russo-ucraina al cubo. Ciò ridurrebbe l’appetito per il rischio tra gli investitori e favorirebbe il cosiddetto “fly to quality”, la ricerca di “safe asset” da parte dei capitali. Questi si sposterebbero sostanzialmente dall’azionariato al mercato dei bond. All’impatto, dunque, i prezzi delle obbligazioni salirebbero e i rendimenti scenderebbero, anche scontando un possibile contraccolpo all’economia mondiale.

Tuttavia, Taiwan è un’isola particolare. Essa produce i due terzi dei semiconduttori e il 90% dei chip di fascia alta di tutto il mondo. Senza questi input, la produzione mondiale si fermerebbe com’è accaduto già con la pandemia.

Non sarebbe possibile produrre quasi nulla, dagli elettrodomestici alle auto con motore a combustione ed elettriche, dall’elettronica di consumo alle armi per passare a tutto il comparto dell’Intelligenza Artificiale, ecc. La conseguenza di questo blocco sarebbe la caduta globale dell’offerta e l’esplosione dei prezzi al consumo, ossia una nuova fiammata inflazionistica.

E se avete seguito le vicende di questi ultimissimi anni, saprete senz’altro che l’inflazione sia nemica del mercato dei bond. Gli investitori pretendono rendimenti nominali più alti e le banche centrali sono costrette ad alzare i tassi d’interesse più di quanto non stiano già facendo. Per questo, l’occupazione di Taiwan si tradurrebbe in una fuga dei capitali dal mercato dei bond, contrariamente all’effetto psicologico nella fase iniziale. A trarre giovamento con ogni probabilità sarebbe l’oro in qualità di asset difensivo contro la perdita del potere di acquisto e le tensioni geopolitiche e finanziarie mondiali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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