In Italia dal 1989 è obbligatorio indossare le cinture di sicurezza, sia alla guida che a fianco del guidatore. Chi non lo fa, rischia la multa e la perdita di punti sulla patente.
Esistono delle deroghe espressamente previste dal codice della strada, ma nella generalità dei casi è sempre obbligatorio allacciare le cinture. In alcuni Paesi europei bisogna farlo anche per i posti posteriori.
Cinture di sicurezza e sanzioni
L’obbligo di allacciare le cinture di sicurezza è regolato dall’art. 172 del codice della strada.
I bambini di altezza inferiore a 1,50 m devono essere assicurati a speciali cinture di sicurezza allegate ai seggiolini auto omologati.
Chi non osserva l’obbligo e viene pizzicato senza cintura di sicurezza allacciata incorre in una sanzione che va da 83 a 332 euro. Oltre alla decurtazione di 5 punti dalla patente di guida se a commettere l’infrazione è il guidatore.
Qualora l’infrazione sia ripetuta (recidiva) entro due anni, scatta pure la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi, a seconda dei casi. Non solo, in caso di incidente stradale grave, le compagnie di assicurazione non risarciscono, o lo fanno in maniera parziale, i danni a guidatore e passeggeri.
Casi di esenzione e deroghe
La legge individua alcune categorie di guidatori e passeggeri dispensati dall’utilizzo delle cinture di sicurezza a bordo. Si tratta per la precisione di:
- forze armate, polizia e forze dell’ordine
- vigili del fuoco e addetti al servizio sanitario
- addetti alla raccolta e smaltimento rifiuti durante lo svolgimento del lavoro
- addetti alla vigilanza privata che effettuano servizio di scorta
- istruttori di guida quando accompagnano gli aspiranti per il conseguimento della patente
- coloro che risultino, sulla base di certificazione medica, affette da patologie particolari o che presentino condizioni fisiche tali da non consentire l’uso delle cinture
- le donne in stato di gravidanza sulla base della certificazione rilasciata dal ginecologo curante
- i conducenti di autobus