Il calcolo della pensione si rivela essere un argomento di grande importanza per coloro che si avvicinano all’età pensionabile. Sapere come viene determinato l’importo dell’assegno pensionistico e quali sono i fattori che lo influenzano, infatti, aiuta a pianificare al meglio il proprio futuro economico. Tra gli elementi chiave da prendere in considerazione si annoverano i coefficienti di trasformazione. Quest’ultimi hanno un ruolo fondamentale nel calcolo delle pensioni contributive. L’aggiornamento periodico di questi coefficienti, inoltre, è fondamentale per garantire un equilibrio nel sistema pensionistico.
Cosa sono i coefficienti di trasformazione
I coefficienti di trasformazione sono dei parametri che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. In particolare convertono il montante contributivo accumulato dal lavoratore in una rendita pensionistica annua. In base a tale meccanismo di calcolo, infatti, l’importo finale deve essere condizionato da questi coefficienti che vengono applicati alla quota contributiva dell’assegno, rapportati all’età e rivalutati periodicamente a seconda delle aspettative di vita.
I coefficienti di trasformazione, infatti, differiscono in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue il trattamento previdenziale, a partire dall’età di 57 anni fino ad arrivare a 70 anni. Maggiore è l’età di pensionamento, più alto è il coefficiente di trasformazione e di conseguenza l’importo della pensione. Per i trattamenti pensionistici a favore di soggetti con un’età inferiore a 57 anni, come ad esempio i beneficiari di un assegno di invalidità o pensione ai superstiti, si applica il coefficiente di trasformazione stabilito per i soggetti che hanno compiuto 57 anni.
Metodo di calcolo retributivo, misto e contributivo: le differenze
Prima di vedere nel dettaglio come influiscono i coefficienti di trasformazione sull’importo dell’assegno pensionistico, ricordiamo che quest’ultimo non può essere stabilito a priori.
Per i lavoratori che al 31 dicembre 1995 hanno registrato un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni, la pensione viene calcolata con il sistema retributivo per i contributi maturati fino al 31 dicembre 2011. Si utilizza il sistema contributivo per i contributi maturati in seguito. Come spiegato sul sito dell’INPS, infatti, a tutti i lavoratori viene applicato:
“il sistema di calcolo contributivo sulla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2012”.
Su quest’ultimo metodo di calcolo incide il coefficiente di trasformazione che è più alto all’aumentare dell’età in cui si va in pensione. Ne consegue che più tardi si esce dal mondo del lavoro, maggiore sarà l’importo del trattamento previdenziale.
I soggetti interessati dal metodo contributivo
Si utilizzano i coefficienti di trasformazione solamente per il calcolo dei trattamenti pensionistici che rientrano nel sistema contributivo. Entrando nei dei dettagli, come sottolineato sul sito dell’Inps, sono soggetti a tale meccanismo:
- i lavoratori con contribuzione versata a partire dal 1° gennaio 1996 i quali hanno tutto l’assegno determinato con il sistema di calcolo contributivo;
- i lavoratori in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995 i quali hanno l’applicazione del sistema contributivo limitata alle sole anzianità maturate successivamente al 1° gennaio 2012 (se in possesso di almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) oppure al 1° gennaio 1996;
- le donne che esercitano l’opzione donna di cui all’articolo 1, comma 8, legge 23 agosto 2004, n. 243 e, in generale, i lavoratori che optano per la liquidazione della pensione con il calcolo contributivo secondo le regole attualmente vigenti o la cui pensione in forza di istituti di cumulo di periodi assicurativi è calcolata col contributivo”.
Come si calcola la pensione con il metodo contributivo
Per effettuare il calcolo del trattamento pensionistico con il sistema contributivo bisogna seguire determinati passaggi.
- “calcolare i contributi di ogni anno sulla base dell’aliquota di computo (33% per i dipendenti. Quella vigente anno per anno per gli autonomi come da circolare 29 gennaio 2016, n. 15 e per gli iscritti alla Gestione Separata che varia anche a seconda della situazione del contribuente come da circolare 29 gennaio 2016, n. 13);
- determinare il montante individuale che si ottiene sommando i contributi di ciascun anno opportunamente rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media quinquennale del PIL (Prodotto Interno Lordo) determinata dall’ISTAT;
- applicare al montante contributivo il coefficiente di trasformazione, che varia in funzione dell’età del lavoratore, al momento della pensione”.
L’impatto sul sistema pensionistico dell’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione
I coefficienti di trasformazione, quindi, vengono applicati al montante contributivo e differiscono a seconda dell’età anagrafica del soggetto nel momento in cui lascia il mondo del lavoro per andare in pensione. Ad un’età maggiore corrisponde un coefficiente più alto. Tale valore, quindi, influenza in modo diretto l’importo finale dell’assegno pensionistico. L’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione avviene ogni due anni ad opera del Ministero del Lavoro e tiene conto delle rilevazioni ISTAT sull’adeguamento alle aspettative di vita.
Gli ultimi aggiornamenti, infatti, hanno avuto luogo il 1° gennaio 2019, il 1° gennaio 2021 ed il 1° gennaio 2023 con efficacia sulle pensioni aventi decorrenza rispettivamente nel biennio 2019-2020, 2021-2022 e 2023-2024. A partire dal 1° gennaio 2023 i coefficienti di trasformazione del montante contributivo di riferimento sono quelli indicati nella tabella in allegato al decreto del 1° dicembre 2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il decreto interministeriale con i nuovi coefficienti di trasformazione da applicare nel corso del biennio 2025-2026 dovrebbe essere pubblicato nel corso del mese di dicembre 2024.
Coefficienti di trasformazione nelle forme di previdenza privatizzate
Anche nelle forme di previdenza privatizzate, come ad esempio l’Enasarco e le varie casse professionali, si utilizzano i coefficienti di trasformazione. Anche in questo caso sono utilizzati per determinare l’importo delle pensioni calcolate con sistema contributivo. Il meccanismo è lo stesso di quello illustrato poc’anzi, fermo restando il fatto che i singoli valori sono differenti da quelli dell’Inps.
Conclusione
I coefficienti di trasformazioni sono utilizzati per definire l’importo delle pensioni calcolate con il sistema contributivo. Più alta è l’età in cui una persona esce dal mondo del lavoro, più alto sarà il coefficiente di trasformazione e di conseguenza l’importo dell’assegno previdenziale. Proprio tenendo conto del valore di tale parametro i lavoratori possono pianificare al meglio il proprio pensionamento e decidere, ad esempio, se sia più conveniente optare per la pensione anticipata piuttosto che attendere la pensione di vecchiaia.
Riassumendo
- I coefficienti di trasformazione hanno un ruolo fondamentale nel calcolo delle pensioni contributive.
- I coefficienti di trasformazione differiscono in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui va in pensione.
- Maggiore è l’età di pensionamento, più alto è il coefficiente e di conseguenza l’importo della pensione.
- L’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione avviene ogni due anni.
- Anche nelle forme di previdenza privatizzate si utilizzano i coefficienti di trasformazione.