Il salario minimo in Italia avrà effetti positivi anche sulle pensioni. A dirlo, anzi a riaffermarlo, è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico che ha sempre spronato il governo ad adottare la misura che in Italia manca da sempre.
Con il via libera della Ue, il salario minimo sarà presto legge anche in Italia, uno dei pochi Paesi fra i 27 Stati membri a non averlo. Lo scopo è quello di ridurre le diseguaglianze sociali all’interno dell’Unione, ma anche quello di alzare il livello minimo delle retribuzioni.
Il salario minimo e gli effetti sulle pensioni
Come noto, l’Italia è rimasta molto indietro sul livello delle retribuzioni. Mentre all’estero queste sono cresciute in relazione al costo della vita, da noi sono andate indietro. In pratica si è perso gradualmente poter di acquisto rispetto al resto dell’Europa.
Siamo l’unico Paese in cui negli ultimi 40 anni i salari sono diminuiti (-1,9%) anziché cresciuti. Nemmeno la Grecia o Cipro hanno fatto peggio. E la produttività degli ultimi 10 anni è stata 9 volte più bassa della media UE, siamo ultimi con la Grecia per tassi di occupazione.
L’introduzione del salario minimo porterà quindi notevoli benefici ai lavoratori italiani e anche alle pensioni. Come sostiene Tridico “fissare una soglia sotto la quale le retribuzioni non possono scendere aiuta a far crescere l’importo delle pensioni future dei giovani”. Lo Stato non dovrà più intervenire con politiche di sostegno e sussidi per arginare la povertà.
Troppi lavoratori irregolari
In Italia, quello che deve preoccupare di più – secondo il presidente dell’Inps – non sono le pensioni attuali, ma il basso livello delle retribuzioni. Buste paga troppo basse mandano in sofferenza le pensioni dell’Inps. Bassi livelli salariali non possono sostenere a lungo la spesa per le pensioni non commisurata coi contributi versati.
In Italia ci sono 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 60 milioni.
“Troppo poco per avere una certezza di lunghissimo periodo che le cose possano andare bene. 3,5 milioni di irregolari, un tasso di inattività molto alto concentrato al Sud e tra le donne rappresentano delle mine”.
La retribuzione – conclude Tridico – deve essere dignitosa e proporzionale al lavoro svolto, come dice la nostra Costituzione (art.36). Perché non si può pensare di restare poveri lavorando, come purtroppo sta accadendo di fronte a certi contratti di lavoro.