Colf, badanti e agricoli: al via domande di regolarizzazione, 500 euro a pratica

Al via la campagna di regolarizzazione di lavoratori domestici e agricoli in nero. Domande solo via internet, requisiti e scadenza dei termini.
5 anni fa
2 minuti di lettura
contributi

Al via la sanatoria per colf, badanti e braccianti. Inizia oggi la campagna di regolarizzazione del personale domestico e agricolo extracomunitario e terminerà il 15 luglio 2020.

La sanatoria, fortemente voluta dalla ministra alle Politiche Agricole Teresa Bellanova, varata con il decreto Rilancio, costerà 500 euro a pratica e permetterà a migliaia di lavoratori irregolari di ottenere un valido contratto di lavoro e permesso di soggiorno per il nostro Paese.

Chi può essere regolarizzato

Secondo le stime del Viminale, si tratterà di circa 300.000 lavoratori già presenti in Italia da prima della pandemia, ma potrebbero essere anche di più.

Non tutta la platea di colf e badanti, però, attualmente in Italia con contratti irregolari o permessi scaduti, potrà beneficiare della sanatoria. Il decreto ha fissato alcuni importanti requisiti da possedere per fare domanda e ottenere così la regolarizzazione. Sarà importante riuscire a dimostrare che si stava già in Italia prima dell’8 marzo scorso, cioè prima del lockdown. Allo scopo il cittadino extracomunitario dovrà essere stato registrato agli uffici Immigrazione presso le questure, sia attraverso l’acquisizione di rilievi foto e dattiloscopici, sia con la dichiarazione di ingresso in Italia ai sensi della legge 28 maggio 2007, n. 68 alle autorità di frontiera. Non solo, la norma prevede anche che non bisogna aver lasciato l’Italia dopo l’8 marzo 2020 e che non sia giunto provvedimento di espulsione o siano incorso indagini penali per reati di particolare gravità.

Come fare domanda di regolarizzazione

Le domande per la regolarizzazione in Italia dei lavoratori domestici o agricoli extracomunitari potranno essere presentate solo online entro il 15 luglio 2020 allo sportello per l’Immigrazione presso le Questure (o all’Inps se si tratta di colf e badanti italiani o appartenenti alla Ue). La richiesta può essere dal datore di lavoro che in questo modo si autodenuncia stipulando un regolare contratto di lavoro subordinato o, in alternativa, perché intende dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare in corso.

Nell’istanza deve essere indicata la durata del contratto di lavoro e la retribuzione convenuta (non inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro di riferimento).

Limiti di reddito

Il datore di lavoro dovrà dimostrare di possedere un reddito annuo non inferiore a 30.000 euro e  pagare una sanzione di 400 euro più un forfait per i contributi pregressi (ancora da definire) nel caso voglia regolarizzare una posizione finora in nero. Il lavoratore otterrà quindi un regolare contratto di lavoro e relativo permesso di soggiorno. Tale soglia di reddito annuo scende a 20 mila euro annui in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto, ovvero non inferiore a 27mila euro annui in caso di nucleo familiare inteso come famiglia anagrafica composta da più soggetti conviventi. Stessa procedura potrà essere seguita dal lavoratore che potrebbe non avere un datore di lavoro disponibile o averne più di uno. In questo caso il migrante presenterà la domanda da solo presso la Questura chiedendo un permesso di lavoro temporaneo della durata di 6 mesi finalizzato alla ricerca di un lavoro. Se poi riuscirà a trovarlo, il documento originariamente rilasciato verrà trasformato in permesso di lavoro subordinato.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Mediobanca, così Del Vecchio vuole renderla francese con mezzo miliardo

Articolo seguente

Illy verso la riapertura: regalerà un caffè a tutti, ecco dove