Colloqui di lavoro retribuiti, “Se ti candidi sei pagato”: il caso McDonald’s

Perché nessuno si candida per lavorare da McDonald's? È davvero colpa della pandemia? Il caso del gestore pronto a pagare per un colloquio.
4 anni fa
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Pagati per sostenere un colloquio di lavoro. No, non è necessario essere assunti, un McDonald’s americano ha deciso di pagare uomini e donne semplicemente per sostenere una “job interview”, solo per il fatto di essersi candidati e presentati quindi. Nonostante l’offerta, però, il proprietario non ha ricevuto alcuna risposta, e i posti da ricoprire continuano ad essere vuoti.

Colloqui di lavoro retribuiti: il caso McDonald’s

È successo negli Stati Uniti: uno store di McDonald’s in Florida ha annunciato di essere intenzionato a pagare 50 dollari (più o meno 40 euro) le persone che si sarebbero presentate per sostenere un colloquio di lavoro.

Ma l’offerta, per quanto possa sembrare allettante, non sta attirando molti candidati.

A raccontare quanto successo al magazine Insider, Blake Casper, il gestore del ristorante. L’idea della ricompensa è arrivata quando il direttore generale, suo superiore, gli ha detto: “Fai tutto ciò che è necessario fare” per assumere nuova forza lavoro. “Tutto”, pur di mantenere il drive-in aperto.

Perché nessuno si candida per lavorare da McDonald’s?

In un periodo di forte precariato, con la disoccupazione in crescita (anche a causa della crisi pandemica), riesce difficile capire come mai in così pochi si stanno candidando per lavorare da McDonald’s. Probabilmente, la risposta è da ricercarsi nelle condizioni contrattuali. Salario minimo, ore di lavoro, esposizione al rischio contagio per un impiego a contatto con il pubblico, sono tutti motivi che potrebbero aver scoraggiato la domanda.

Il sospetto che sia così, difatti, viene confermato dallo stesso gestore. La graduale riapertura delle aziende in America dopo i ripetuti lockdown e l’aumento delle indennità di disoccupazione a seguito della crisi pandemica – ha spiegato Casper – avrebbero in qualche modo influito.

Con la campagna vaccinale, infatti, negli USA i contagi da Covid stanno diminuendo, così come i morti. Le restrizioni si stanno allentando e molte imprese, soprattutto del mondo della ristorazione, stanno rialzando le saracinesche (e cercano personale).

La gente, inoltre, ha voglia di uscire e tornare a fare vita sociale. Da qui la necessità di assumere e la difficoltà nel trovare qualcuno.

Basti pensare che, solo nella prima settimana di riaperture, i ristoranti gestiti da Casper hanno assunto 115 nuovi lavoratori.

McDonald’s valuta l’innalzamento del salario minimo

La strategia di pagare i candidati solo per presentarsi al colloquio, tuttavia, non sta molto funzionando. Le persone che si sono proposte, infatti, sono ancora poche.

“Se il governo federale e il governo statale continueranno ad erogare indennità di disoccupazione così alte (cui importi sono aumentati durante l’emergenza pandemica, ndr), questo rappresenterà un incentivo a non lavorare in questo momento”, ha detto Casper. “E come biasimare le persone? In questo momento puoi fare più soldi da disoccupato che lavorando”, ha aggiunto poi lo stesso.

Qualcuno, però, ha fatto notare al gestore che, di fatto, un disincentivo potrebbe essere il salario minimo poco allettante. È un dato ormai riscontrato che le persone, nonostante la promessa dei 50 dollari, non siano stati attratti dall’idea di lavorare al drive-in di McDonald’s in Florida. Al contrario, come dimostrano diverse ricerche, c’è stata maggiore richiesta per gli impieghi che assicuravano più benefits e tutele contrattuali.

Non a caso, la carenza di forza lavoro ha spinto Casper e altri affiliati a considerare l’idea di aumentare i salari, nel tentativo di attirare più dipendenti. Attualmente il salario minimo in Florida è pari a 9 dollari (poco più di 7 euro). I McDonald’s locali pagano già 12 dollari (meno di 10 euro), ma stanno pensando di aumentarlo a 13 dollari (all’incirca 10 euro).

È davvero colpa della pandemia?

Il caso del McDonald’s in Florida, che non riesce a trovare persone da assumere, non è isolato in America.

I ristoranti che vogliono assumere ma devono fare i conti con l’assenza di candidati infatti sono tanti. Secondo un sondaggio di marzo della National Federation of Independent Business, il 42% dei proprietari di piccole imprese ha dichiarato di avere posti vacanti all’interno del proprio business che non sono riusciti a coprire.

E, mentre alcuni continuano a dare la colpa all’aumento delle indennità di disoccupazione, gli esperti hanno fatto notare che i ristoranti – di fatto – avevano problemi simili anche prima della pandemia.

Un’analista di Credit Suisse, Lauren Silberman, ha dichiarato che la maggior parte delle persone desidera ancora lavorare. Tuttavia, i lavoratori hanno più opzioni rispetto agli anni passati, così spesso decidono di rivolgersi alle aziende che in America hanno alzato la soglia minima retributiva a 15 dollari l’ora (circa 12,50 euro). Mentre chi si accontenta di un salario più basso spesso preferisce lavori in gig economy (a chiamata o da freelance) che offrono maggiore flessibilità.

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