La transizione verso la mobilità ecosostenibile in Italia sembra entrare in una nuova fase più concreta e diffusa riguardante le colonnine delle auto elettriche. Dopo anni di ritardi, annunci e sviluppi frammentati, il governo ha approvato un decreto che impone un cambiamento radicale nella rete di distribuzione dei carburanti. Tutte le nuove stazioni di servizio dovranno infatti essere dotate anche di colonnine auto elettriche. Ma non solo: le stazioni esistenti avranno l’obbligo di adeguarsi entro il 2030. Si tratta di un passo importante per accelerare la diffusione dei veicoli a batteria e superare uno degli ostacoli principali per gli automobilisti italiani: la mancanza di infrastrutture di ricarica capillari.
L’iniziativa arriva in un momento di forte discussione sul futuro della mobilità sostenibile. Mentre le vendite di auto elettriche crescono ma restano ancora modeste rispetto ad altri Paesi europei, le colonnine di ricarica – spesso troppo poche o mal distribuite – frenano molti potenziali acquirenti. Il nuovo obbligo rappresenta quindi una svolta, che punta a trasformare ogni stazione di servizio in un punto accessibile per rifornire energia pulita. Ecco cosa cambia, quali sono le scadenze e perché questa misura potrebbe fare davvero la differenza.
Colonnine auto elettriche obbligatorie per le nuove stazioni
Il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 marzo 2025, stabilisce che tutte le nuove pompe di benzina, che saranno realizzate dal 2025 in poi, dovranno includere almeno un punto di ricarica per auto elettriche. Questo vale sia per impianti autostradali che urbani, ed è valido per qualsiasi tipo di gestore, indipendentemente dalla dimensione dell’impianto.
Il cambiamento è particolarmente rilevante perché finora le colonnine erano considerate un’aggiunta opzionale, spesso legata a incentivi locali o a iniziative dei singoli operatori.
Ora invece diventano parte integrante del progetto. In caso di mancato adeguamento, non sarà possibile ottenere le autorizzazioni edilizie e ambientali necessarie per l’apertura della stazione stessa.
Si tratta di un passo strutturale verso una rete energetica mista, in grado di offrire contemporaneamente benzina, diesel, gpl ed elettricità. In un momento in cui le immatricolazioni di auto elettriche aumentano lentamente ma con costanza, questa misura dovrebbe ridurre uno dei principali ostacoli alla scelta di un’auto a batteria: il timore di non riuscire a ricaricare agevolmente.
Anche le pompe già esistenti dovranno adeguarsi
Il provvedimento non riguarda solo le nuove costruzioni. Il decreto prevede infatti che entro il 2030 tutte le stazioni di servizio esistenti siano dotate di almeno una colonnina elettrica. Un termine che, sebbene sembri lontano, richiederà una pianificazione accurata, soprattutto per gli impianti più piccoli o in zone meno servite.
Gli operatori del settore avranno quindi cinque anni per adeguare la propria rete. Sarà possibile accedere a fondi specifici, previsti dal PNRR e da altri canali europei, per finanziare l’installazione delle colonnine. Alcune grandi catene hanno già avviato la transizione: Eni, Q8, IP e altre realtà hanno stretto accordi con società specializzate nella mobilità elettrica per dotarsi di punti di ricarica rapida, ma il grosso del lavoro riguarda ancora centinaia di distributori indipendenti.
Il governo intende monitorare l’avanzamento attraverso una piattaforma digitale che raccoglierà i dati in tempo reale e fornirà aggiornamenti sulla diffusione delle colonnine, anche con l’obiettivo di evitare squilibri territoriali.
Colonnine auto elettriche: in California superano le pompe di benzina
La rivoluzione della mobilità elettrica ha superato una soglia simbolica. Negli Stati Uniti, e più precisamente in California, il numero delle colonnine auto elettriche ha sorpassato quello delle pompe di benzina. Un fatto che non è solo tecnico o statistico, ma rappresenta il segnale di un cambiamento ormai irreversibile nel modo di pensare l’automobile. In particolare, lo Stato americano guidato da una politica ambientale aggressiva e sostenuta da forti investimenti pubblici, è riuscito a installare oltre 10.000 stazioni di ricarica pubbliche, lasciandosi alle spalle il numero di impianti di rifornimento tradizionali.
Questa svolta non riguarda solo gli Stati Uniti, ma interroga anche l’Europa e l’Italia. Da noi, infatti, la diffusione delle colonnine è ancora troppo lenta, e la transizione verso l’elettrico continua a scontrarsi con la realtà di una rete infrastrutturale frammentata. Il confronto con la California, in questo senso, diventa impietoso ma anche illuminante.
Italia ancora indietro: poche colonnine e scarsa distribuzione
Se guardiamo all’Italia, il paragone con la California è ancora lontano. Attualmente nel nostro Paese si contano circa 50.000 punti di ricarica pubblici, distribuiti però in maniera disomogenea: la metà si concentra in cinque regioni, mentre altre aree – soprattutto del Sud – restano quasi sprovviste.
Il numero di stazioni di servizio tradizionali in Italia è superiore alle 21.000. Anche se i punti di ricarica elettrica stanno crescendo, il sorpasso è ancora molto distante. La mancanza di colonnine veloci, i tempi di attesa e la difficoltà di ricarica nelle aree interne rappresentano un ostacolo reale alla diffusione delle auto elettriche.
La domanda resta frenata anche dal costo elevato dei veicoli elettrici e dalla percezione che non sia ancora possibile affidarsi a un’infrastruttura capillare e funzionante. A ciò si aggiunge un approccio più timido da parte dello Stato, che ha finora stanziato fondi a singhiozzo, spesso legati a bonus temporanei o bandi regionali.
In sintesi.
- in California le colonnine elettriche pubbliche superano le pompe di benzina.
- in Italia la rete è ancora insufficiente e distribuita male.
- entro il 2030 tutte le pompe di benzina dovranno avere almeno un punto di ricarica elettrica.