Mentre Francia e Italia evacuano i rispettivi cittadini, regna ancora la confusione in Niger dopo il colpo di stato. Sappiamo solamente che il presidente legittimo Mohamed Bazoum è stato deposto dal capo delle guardie presidenziali, il Generale Abdourahmane Tchiani. Non sappiamo se il “regime change” comporterà anche un cambio di politica estera. Le bandiere di migliaia di manifestanti a Niamey inneggianti al presidente russo Vladimir Putin hanno acceso i fari in Occidente. Il capo delle milizie Wagner, Evgenij Prigozhin, ha lasciato intendere che dietro al golpe potrebbe esserci proprio Mosca nel suo tentativo di accrescere il controllo sul continente africano.
I fatti in Niger sono stati duramente condannati da ECOWAS, la comunità degli stati dell’Africa Occidentale di cui fa parte la Nigeria, prima economia continentale e tra le più influenti. L’organismo è arrivato a minacciare l’intervento militare nel caso in cui Bazoum non verrà rilasciato. L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno a guardare per il momento, ma il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito la giunta militare nigerina che potrà intervenire per ripristinare la calma nel caso in cui nuocerà agli interessi nazionali di Parigi.
Energia nucleare francese in mano all’ex colonia
Il Niger sembra lontano da noi e lo è certamente dal punto di vista geografico. Ma le conseguenze del golpe rischiano di riguardarci da vicino. La Francia ogni anno acquista dalla sua ex colonia qualcosa come circa 200 milioni di dollari tra uranio arricchito e altro materiale radioattivo necessario per far funzionare le proprie centrali nucleari. Queste dipendono per un terzo proprio dalle importazioni nigerine. Ricordiamo che ancora oggi l’energia nucleare incide per il 70% dell’intera produzione energetica francese.
La Francia riesce ad esportare parte della sua energia in eccesso. Viceversa, l’Italia ne produce meno di quanta ne consumi. Circa il 13-14% del suo fabbisogno è costretta ad importarlo dall’estero.
Rischi per inflazione francese
Così come accaduto con il gas, i prezzi dell’energia inizialmente rischiano di salire alle stelle per normalizzarsi nei mesi successivi. Grazie proprio al nucleare, i francesi hanno patito il carovita molto meno che nel resto d’Europa. L’apice dell’inflazione è stato toccato a inizio anno al 6,3% contro l’11,8% in autunno dell’Italia e il 10,6% della media nell’Eurozona. A luglio, l’inflazione francese è scesa al 4,3%, confermandosi sotto la media dell’area al 5,3%. Tutto questo è adesso minacciato dai fatti nigerini.
Un eventuale surriscaldamento dell’inflazione transalpina finirebbe con l’impattare sulla politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE). La Francia è la seconda economia dell’area e ciò che accade in essa non passa inosservato a Francoforte. I tassi di interesse potrebbero salire ancora a settembre, uno scenario attualmente considerato non scontato per il mercato. E, soprattutto, c’è il rischio che una recrudescenza dell’inflazione francese allunghi i tempi di permanenza dei tassi ai livelli massimi. In sostanza, passerebbero più mesi prima di assistere al primo taglio dei tassi.
Dal Niger al caro mutui
Sarebbe una cattiva notizia per le famiglie italiane che hanno acceso mutui a tasso variabile di recente o abbiano intenzione di farlo a breve (a tasso variabile o fisso). Più alti (e a lungo) i tassi, maggiore l’importo delle rate mensili da sborsare.
C’è da dire che questo scenario estremo per il momento ci sentiamo di escluderlo. Il Niger è un’economia poverissima e bisognosa di esportazioni. Le sole vendite di uranio alla Francia ammontano a quasi lo 0,15% del PIL. Improbabile che i militari debuttino aumentando il grado di povertà interna. Anche perché l’Occidente comminerebbe sanzioni finanziarie dalle conseguenze nefaste per un’economia emergente già debolissima di suo. Il timore resta, specie se dietro a questo golpe vi fosse la mano o anche la semplice compiacenza di Putin e della Cina.