Andare in pensione anticipata con “soli” 30 anni di contributi? Nel 2023 è possibile, in deroga al requisito anagrafico dei 67 anni che prevede l’accesso alla pensione di vecchiaia con un minimo di 20 anni di versamenti all’Inps. E’ questo l’unico caso per il quale è prevista, in via ordinaria, una soglia contributiva più bassa. Diversamente serve più anzianità contributiva più alta.
Stiamo parlando nello specifico di Ape Sociale. L’opzione riserva ad alcune categorie di lavoratori, che ricadono in particolari condizioni di disagio, la possibilità di lasciare il lavoro con 30 anni di contributi (e anche meno in alcuni casi).
E’ però necessario aver compiuto i 63 anni di età. Ma vediamo bene come funziona la deroga pensionistica.
In pensione con 30 anni di contributi
Grazie ad Ape Sociale, come detto, possibile accedere all’anticipo pensionistico al raggiungimento dei 63 anni di età. Per le donne con figli è addirittura previsto uno sconto di massimo due anni in presenza di figli. Quindi il requisito contributivo, ferma restando l’età anagrafica, può scendere fino a 28 anni.
L’anticipo pensionistico è, però, rivolto solo a determinate categorie di lavoratori in condizioni di svantaggio sociale. Cioè a disoccupati, a caregiver e a invalidi civili con almeno il 74% di invalidità accertata in via definitiva. Bisogna quindi rientrare in una di queste tre categorie per ottenere la pensione.
I contributi possono anche derivare da riscatti o ricongiunzioni, quindi non è necessario che siano propriamente da lavoro dipendente o autonomo. Anche i contributi figurativi concorrono alla formazione del requisito minimo indispensabile dei 30 anni, purché siano certificati e verificati dall’Inps all’atto della domanda di Ape Sociale dopo attenta ricognizione sulla posizione assicurativa del lavoratore.
Importo della pensione
L’importo della pensione è calcolato in base all’ammontare del futuro trattamento pensionistico di vecchiaia cui avrà diritto il richiedente nel limite massimo di 1.500 euro lordi per 12 mensilità.
L’importo che è soggetto a tassazione ordinaria e non è rivalutabile fino alla pensione cui avrà diritto l’assicurato al raggiungimento dei requisiti per la vecchiaia. Hanno diritto ad Ape Sociale sia i lavoratori dipendenti che quelli parasubordinati e gli autonomi. Mentre restano esclusi coloro che appartengono alle casse dei liberi professionisti.
Come presentare la domanda
La domanda di riconoscimento dei requisiti deve essere presentata all’Inps di residenza entro il 31 marzo (prima finestra utile), ma può essere inoltrata anche successivamente. L’Istituto verifica la sussistenza dei requisiti e comunica all’interessato:
- il riconoscimento delle condizioni indicando la prima decorrenza utile se è sufficiente la copertura finanziaria rispetto al monitoraggio,
- riconoscimento delle condizioni con differimento dell’Ape in caso di insufficiente copertura finanziaria. In questa ipotesi solo dopo il monitoraggio verrà comunicata la data utile,
- il rigetto della domanda se non sussistono i requisiti. La vera e propria domanda di accesso all’Ape si presenta all’INPS di residenza dopo aver ottenuto la risposta in ordine alla sussistenza delle predette condizioni.
L’Ape Sociale decade al raggiungimento dei requisiti per la pensione. O anche qualora il beneficiario realizzi redditi da lavoro per i quali sono superati i limiti prefissati dalla legge:
- 8.000 euro per attività di lavoro subordinato, parasubordinato o occasionale;
- 4.800 euro in caso di redditi da lavoro autonomo.
Il diritto decade anche in caso di percezione di trattamenti di disoccupazione da parte dell’Inps (Naspi) o all’indennizzo da cessazione di attività commerciale.