Tempi stretti per la riforma pensioni. Benché manchi ancora molto per la formazione della legge di bilancio 2023, resta poco tempo per presentare il Documento di Economia e Finanza (Def), propedeutico alla manovra finanziaria.
Entro fine marzo il progetto di riforma pensioni dovrà essere inserito nel Def. Tuttavia il governo, scosso dalla crisi in Ucraina, non ha ancora fatto sapere nulla su come procedere e i sindacati sono in attesa di nuovi confronti.
Riforma pensioni 2023, cosa potrebbe succedere
Qualcosa comunque sembra delinearsi all’orizzonte.
Si punta, invece, a modificare la legge nella parte in cui è concessa la pensione ai contributivi puri al raggiungimento dei 64 anni di età con almeno 20 anni di versamenti. A oggi ne hanno diritto solo coloro che possono beneficiare di una pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.310 euro al mese.
Soglia che potrebbe scendere a 1,5-1,6 volte per ampliare la platea dei lavoratori. A quel punto, chi lo desidera, potrà andare in pensione a 64 anni a patto che i contributi versati nel sistema retributivo siano migrati a quello contributivo. Come previsto per Opzione Donna.
Tutti fuori a 63-64 anni?
Posto che le pensioni anticipate partiranno quindi da 64 anni di età, ma solo in regime contributivo, resta da capire cosa succederà a Opzione Donna. Il premier Draghi voleva già abolirla lo scorso anno, poi è stata prorogata fino a fine dicembre 2022.
Secondo gli esperti del Ministero del Lavoro, potrebbe essere assorbita in Ape Sociale. Quindi non più in pensione a 58-59 anni con 35 di contributi, ma a 63 anni con 30 di contributi, con più soldi di pensione e meno tempi di attesa.
Con la fine di Quota 102 e il mancato rinnovo di Opzione Donna a fine 2022, quindi, le pensioni anticipate dovrebbero sparire. Il nuovo scenario prevederà solo uscite a 64 anni nel sistema contributivo o con Ape Sociale a 63 anni.