Gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa, e non solo. Oltre alla retribuzione, gli italiani sono maglia nera anche per situazione previdenziale, età media di pensionamento e disparità di genere. Un bollettino davvero impietoso, soprattutto per un paese, il nostro, culla della cultura mondiale. Il medico, esperto di burnout nella scuola Vittorio Lodolo D’Oria, con una riflessione pubblicata su sito labparlamento.it, ha espresso tutto il suo dissenso in merito a questa situazione. Per recuperare il gap con il resto degli altri paesi europei servirebbe dirottare le risorse del reddito di cittadinanza sugli stipendi (e non solo) dei docenti della scuola.
Per adeguare gli stipendi servirebbe il reddito di cittadinanza,
I docenti italiani risultano essere i meno pagati, gli ultimi ad andare in pensione, i più vecchi. In pratica siamo ultimi su tutto. “A ogni rinnovo di contratto, scrive Vittorio Lodolo D’Oria, aumentiamo il divario con gli altri Paesi anziché colmare il gap”.
Le risorse per colmare questa situazione, eppure, potrebbero trovarsi facilmente (più o meno). Basterebbero, si fa per dire, quelle stanziate per il reddito di cittadinanza, la misura “anti povertà” che, per Lodolo D’Oria, consiste in pura “beneficienza coi soldi spettanti ai lavoratori (ad es. i docenti sottopagati)”.
“La cifra che occorrerebbero per equiparare il salario dei docenti italiani alla media UE è più o meno la stessa occorsa per istituire il Reddito di Cittadinanza (RdC). Oggi lo Stato, pur non retribuendo adeguatamente i suoi docenti, li ignora e utilizza le finanze pubbliche a suo piacimento facendo bieco assistenzialismo diseducativo”.
Tralasciando le critiche al Reddito di Cittadinanza – di cui anche noi ci siamo ampiamente occupati, e che presto potrebbe essere sostituito con un’altra misura anti povertà – rimane il fatto che la situazione appena evidenziata è davvero impietosa.
Vittorio Lodolo D’Oria parla di “apatia degli insegnanti, abituati a prendere bastonate, da decenni, senza reagire”.