Si sente spesso parlare di versamenti di contributi volontari per andare in pensione. Ma non tutti sanno esattamente a cosa servono e come funziona l’istituto. Si tratta di versamenti che si possono effettuare personalmente per perfezionare i requisiti di assicurazione e ottenere il diritto alla pensione. Ma anche per incrementare l’importo della pensione stessa se si sono già raggiunti i requisiti.
Quindi, contributi volontari consentono all’assicurato di coprire eventuali periodi scoperti dopo la fine del lavoro o di colmare lacune previdenziali pregresse a fini della pensione futura.
I contributi volontari sono utili per la pensione futura
Versate i contributi volontari, però, non è sempre fattibile. In primo luogo perché costano. E, in secondo luogo perché devono essere autorizzati dall’Inps. Se il periodo da riscattare è già coperto da contribuzione IVS, non è possibile versare ulteriori soldi ai fini pensionistici. Alcuni studenti universitari lavoratori, ad esempio, non possono farlo. Ma anche chi ha perso il lavoro e intende proseguire con i versamenti previdenziali potrebbe trovarsi in difficoltà.
Chi ha la possibilità di versare volontariamente i contributi per la pensione è bene che valuti attentamente la convenienza. Per ottenere una rendita pensionistica migliore o semplicemente per arrivare a centrare i requisiti contributivi necessari per il diritto alla pensione. In ogni caso, il riscatto dei contributi e i relativi versamenti, necessitano sempre dell’autorizzazione preventiva Inps. Solitamente le domande sono presentate all’Inps o ad altri enti pensionistici, che valutano le circostanze individuali e autorizzano il riscatto o il versamento dei contributi a titolo oneroso. Ovviamente l’ostacolo principale è il costo da sostenere per coprire il periodo da coprire.
Quali contributi volontari sono riscattabili
La misura dei versamenti dei contributi volontari varia a seconda dei periodi contributivi da riscattare, dall’età del richiedente, dal sesso e dalla retribuzione.
- anni di lavoro svolto all’estero, in stati non convenzionati con l’Italia;
- periodi di formazione professionale, studio e ricerca con rilascio di titoli o attestati legalmente riconosciuti;
- intervalli di lavoro part-time;
- periodi di congedo per gravi motivi familiari: il lavoratore può riscattare al massimo 2 anni;
- periodi di assistenza e cura dei disabili: il lavoratore può riscattare al massimo 5 anni, purché abbia maturato cinque anni di requisiti contributivi;
- Periodi di astensione facoltativa per maternità fuori dal rapporto di lavoro: la lavoratrice potrà riscattare un periodo non superiore a 5 anni qualora vanti un’anzianità contributiva pari ad almeno un quinquennio;
- Peridi di servizio civile volontario.
Il vantaggio dell’aspetto fiscale
A seconda delle circostanze e delle diverse amministrazioni previdenziali, gli importi dei contributi volontari possono raggiungere cifre rilevanti e non sempre sostenibili. Soprattutto se il lavoratore è stato disoccupato e ha molte settimane da riscattare presso la propria gestione assicurativa. Per questo è sempre bene fare i dovuti calcoli prima di imbattersi in un programma di spesa che potrebbe risultare eccessivamente oneroso.
Allo scopo il legislatore ha previsto un incentivo economico per chi si accinge a effettuare i versamenti volontari. Tutti i versamenti sono, infatti, deducibili fiscalmente ai fini Irpef. Ovviamente questo comporta che l’assicurato abbia un reddito imponibile e che quindi possa sfruttare il bonus fiscale. Per legge, la somma massima deducibile dall’imponibile Irpef per ogni anno è di 5.164 euro.
Riassumendo…
- I versamenti di contributi volontari servono spesso per andare in pensione prima.
- In molti casi la copertura è necessaria per raggiungere i requisiti contributivi minimi.
- I versamenti volontari ai fini pensionistici sono deducibili nel limite di 5.164 euro all’anno.