Elon Musk si affacciava al 2020 con un patrimonio stimato di “soli” 27 miliardi, a malapena rientrando tra i 50 principali uomini più ricchi del mondo. Questa settimana, sarebbe diventato il più ricco di tutti con un patrimonio di 184,7 miliardi, scavalcando Jeff Bezos, fondatore di Amazon, con 184 miliardi. Ci sono differenze nei calcoli, che dipendono dagli indici utilizzati. Ad esempio, Forbes continua a tenere il fondatore e CEO di Tesla al secondo posto e dietro a Bezos, ma probabilmente sottostimandone il patrimonio, non conteggiando il diritto di opzione su 33 milioni di azioni Tesla, di cui l’uomo gode come benefit.
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Il titolo è esploso nel corso dello scorso anno e continua a lievitare anche in questo primissimo scorcio di questo 2021. Rispetto a inizio 2020, guadagna l’850%. Proprio per questo, la ricchezza di Musk è letteralmente schizzata, sorpassando personalità del calibro di Warren Buffett e Bill Gates e, per l’appunto, giocandosela ormai alla pari con Bezos.
Certo, parliamo di una ricchezza virtuale – e lo stesso vale per gli altri nomi citati – in quanto dipendente dall’andamento dei titoli azionari posseduti. Un eventuale tracollo ridurrebbe drasticamente il patrimonio e farebbe scivolare il fondatore di Tesla nella classifica degli uomini più ricchi. Da mesi, ad esempio, si dibatte tra gli analisti e gli stessi investitori se il titolo della casa produttrice di auto elettriche non sia in bolla. Per quanto i segnali vi sarebbero, non si avverte per il momento alcun trend ribassista in vista.
Tesla vale troppo?
A questi valori, tuttavia, la capitalizzazione di Tesla vale 1.616 volte gli utili, un rapporto incommensurabilmente più elevato di quell’appena 18 di Volkswagen. Essa sarebbe anche pari a circa 1,55 milioni per ogni auto venduta nel 2020 contro i poco più di 14.400 per ogni auto venduta dalla casa tedesca.
In effetti, se guardiamo ai numeri di Tesla, il tasso di crescita nelle vendite è stato enorme: +886% in 5 anni, pari a un tasso annuo medio del 58%. A questi ritmi, tra 5 anni si arriverebbe a una produzione di 5 milioni di veicoli, pur ancora insufficiente per giustificare l’altissima capitalizzazione di borsa del titolo. Se, invece, il ritmo si mantenesse tale per i prossimi 10 anni, Tesla arriverebbe a sfornare quasi 50 milioni di auto all’anno, numeri capaci di dare un senso alle cifre della borsa, ma ad oggi apparentemente irrealistiche. Non solo non esiste alcuna casa automobilistica che anche lontanamente si avvicini a un simile dato, ma si consideri che nel 2019, prima del crollo delle vendite seguito alla pandemia, tutte le auto vendute nel mondo a stento arrivarono a 75 milioni. Pur immaginando una crescita del mercato automotive tra le economie emergenti, dovremmo supporre che Tesla raggiunga tra pochi anni quote elevatissime e da farne un quasi monopolio globale. Insomma, forse il titolo è andato ben oltre il dovuto e parte della immensa ricchezza di Musk potrebbe sgonfiarsi.
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