Quando arriva una cartella di pagamento ci sono diverse strade da poter percorrere a seconda della situazione.
Se chi la riceve si ritrova con quanto gli viene contestato, può procedere al pagamento del dovuto entro i termini e nelle modalità indicati nella cartella stessa. Prima di pagare però si consiglia anche di capire se è ammesso beneficiare di qualche sanatoria, come ad esempio, l’ultima edizione prevista con la legge di bilancio 2023, ossia la c.d. rottamazione quater.
È possibile, tuttavia, che il contribuente che ha ricevuto la cartella non si ritrovi con quanto gli viene contestato.
In questo caso, la prima cosa che si può fare è presentare un’istanza in cui si chiede semplicemente di annullare quell’atto. Alla richiesta è necessario allegare la documentazione che dimostri la propria tesi di non colpevolezza.
Tale richiesta di annullamento si presenta entro 30 giorni dalla notifica della cartella medesima.
Il ricorso contro la cartella di pagamento
Se la richiesta di annullamento non va a buon fine è possibile intraprendere la strada del ricorso. L’impugnazione della cartella di pagamento è fatta dinanzi alla Commissione tributaria provinciale competente.
Il ricorso è da farsi entro 60 giorni dalla notifica della cartella. Si consideri che la presentazione della richiesta di annullamento (autotutela) non sospende i termini per il ricorso. Quindi, attenzione. Se dopo la presentazione dalla domanda di annullamento non si riceve risposta entro 30/45 giorni, è meglio che si presenti ricorso prima che scadano i 60 giorni.
Alcuni consigli
Per presentare ricorso, il contribuente non deve per forza rivolgersi ad un avvocato o altro difensore tecnico.
Egli può presentare personalmente il ricorso contro la cartella di pagamento senza assistenza di un legale laddove il valore dell’atto impugnato, al netto di interessi e sanzioni, è inferiore a 3.000 euro.
Il consiglio, comunque, è sempre quello di farsi seguire da qualche esperto della materia, così da avere maggiori possibilità di uscire vittoriosi da ricorso.
Il ricorso, oltre ad essere notificato alla Commissione tributaria competente, è da notificarsi a chi ha emesso la cartella.
La legge di bilancio 2023 ha anche previsto la c.d. definizione agevolata controversie tributarie. Una strada che se percorsa, permette di chiudere “in anticipo” il contenzioso con il fisco pagando un importo più basso rispetto a quello che si pagherebbe in caso di sconfitta.