Come funziona il bonus IRPEF nel 730 e quando non spetta anche se sembrerebbe di sì

Quali sono le regole per prendere il bonus IRPEF nel 730 e perché molti non lo ricevono anche con redditi sotto i 28.000 euro.
2 anni fa
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Il bonus IRPEF, che una volta si chiamava bonus Renzi e che di fatto è il trattamento integrativo che spetta ai lavoratori in busta paga o a conguagli, è una misura che prevede una riduzione dell’imposta sul reddito dei lavoratori dipendenti. Nasce per tutelare come imposta dovuta, i lavoratori con redditi bassi, ma finisce con l’essere appannaggio anche di lavoratori con redditi più elevati.

Sono le regole di applicazione di questo trattamento a essere alla base degli innumerevoli casi di lavoratori, che pur rientrando nelle fasce reddituali utili al bonus, non lo percepiscono.

E, anzi, c’è chi deve restituirlo dopo averlo preso mese dopo mese con le buste paga dell’anno precedente. Inoltre c’è chi credeva di recuperarlo con il modello 730 e invece non ne trova traccia. Necessario quindi approfondire l’argomento, anche per dare risposta alla nostra lettrice che si trova di fronte a una brutta sorpresa nel modello 730.

“Salve, sono Angela e sono una contribuente che sta predisponendo la dichiarazione dei redditi per la sua famiglia. Io sono una casalinga mentre mio marito è un lavoratore dipendente di un’azienda del terziario. Lo scorso anno ho suggerito a mio marito di rinunciare al bonus IRPEF in busta paga per prenderlo tutto a conguaglio. Dalla CU di mio marito esce fuori un reddito di 22.000 euro circa con 2.400 euro di ritenute IRPEF. E risulta che il trattamento integrativo non è stato liquidato dal datore di lavoro. Ma proseguendo nella compilazione del modello 730 precompilato, alla fine non mi carica il bonus da 1.200 euro. Perché dal momento che abbiamo un reddito al di sotto dei 28.000 euro, non ho diritto al bonus?”

Come funziona il bonus IRPEF nel 730 e quando non spetta anche se sembrerebbe di sì

Ricapitolando, il bonus Irpef è un’integrazione del reddito, concessa ad alcune categorie di lavoratori dipendenti, fino a un massimo di 1200 euro annui.

Il bonus in genere deve essere corrisposto dal datore di lavoro nelle buste paga di ogni anno. Ma il lavoratore può optare per la via del conguaglio di fine anno, sempre per il tramite del datore di lavoro, in busta paga. O del conguaglio con il modello 730 dell’anno successivo. E questa è la scelta che ha fatto la nostra lettrice con suo marito. La misura fu introdotta dalla Legge n° 234/2021, cioè dalla Legge di Bilancio del 2022. Il trattamento integrativo, come si chiama effettivamente la misura, ha modificato le regole di fruizione di questo trattamento che esisteva già prima e si chiamava bonus Renzi. Il vecchio bonus valeva 80 euro al mese, il nuovo invece vale 100 euro.

Quali le fasce per il trattamento integrativo IRPEF?

Il bonus IRPEF spetta ai lavoratori dipendenti che hanno un reddito complessivo fino a 15.000 euro annui. Possono riceverlo anche lavoratori che hanno un reddito complessivo superiore a 15.000 euro ma non superiore a 28.000 euro. In questo caso c’è da superare una condizione aggiuntiva. Infatti il bonus è spettante a condizione che l’ammontare delle detrazioni per lavoro dipendente e per carichi di famiglia sia superiore all’imposta lorda dovuta. Dunque, il Bonus è variabile in base a due fattori.

Per chi ha redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro l’imposta lorda sui redditi deve essere superiore alle detrazioni spettanti per lavoro dipendente. E poi sempre l’imposta lorda deve essere inferiore alla somma di alcune detrazioni tra cui anche le spese sanitarie rateizzate, le spese per le ristrutturazioni, gli interessi sul mutuo, le detrazioni da lavoro dipendente e quelle per i carichi di famiglia. Il bonus non può superare i 1.200 euro, ed è commisurato alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda.

Bonus IRPEF nel 730: ecco quando

Resta facoltà del lavoratore scegliere la modalità con cui ottenere il trattamento integrativo.

Il datore di lavoro come sostituto di imposta è soggetto obbligato a erogarlo. Il datore di lavoro non fa altro che anticipare i soldi al lavoratore, per poi andare a recuperare il tutto tramite compensazione con le ritenute operate sui redditi dei lavoratori. Il lavoratore, nel modello 730, completando la pratica IRPEF dell’anno precedente, conguaglia anche l’eventuale bonus percepito. Infatti, egli eroga il bonus in base al reddito che lui stesso eroga al lavoratore.

Non conoscendo gli altri eventuali redditi in possesso del lavoratore, il 730 serve a mettere a posto la situazione. Se il lavoratore ha ricevuto un bonus superiore a quello spettante, deve restituire la differenza all’Erario tramite il modello F24 che esce fuori proprio dal modello 730. Al contrario, se ne ha percepito uno inferiore, ha diritto a un credito d’imposta da utilizzare in compensazione o da richiedere a rimborso sempre tramite il modello 730. Lo stesso che accade a chi il trattamento integrativo IRPEF non lo ha ricevuto per niente.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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