Come funziona il ravvedimento operoso: modalità e scadenze

Cos'è il ravvedimento operoso, come funziona e quando conviene usarlo? Ecco quali sono le sanzioni ridotte con il ravvedimento operoso e tutto quello che c'è da sapere in merito.
1 mese fa
5 minuti di lettura
ravvedimento operoso
Foto © Pixabay

Il ravvedimento operoso è uno strumento particolarmente importante per i contribuenti che hanno commesso irregolarità fiscali, poiché aiuta ad evitare sanzioni più gravi e a mantenersi in regola con il fisco. Entriamo quindi nei dettagli per vedere come funziona, chi può optare per il ravvedimento operoso, a quanto ammontano le sanzioni e come procedere alla regolarizzazione.

Cos’è il Ravvedimento Operoso

Il ravvedimento operoso è uno strumento, previsto ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo numero 472 del 18 dicembre 1997, che consente ai contribuenti di sanare violazioni fiscali, ad esempio per mancati versamenti o dichiarazioni tardive, con sanzioni ridotte.

Il tutto a condizione che il contribuente regolarizzi spontaneamente prima che l’Agenzia delle Entrate avvii i controlli. In caso di mancato pagamento di una cartella fiscale, infatti, i soggetti interessati devono fare i conti con delle pesanti sanzioni fiscali. Il ravvedimento consente di rimediare a tale problematica, che può essere una conseguenza, ad esempio, di un errore o di una semplice dimenticanza.

Chi può utilizzare il ravvedimento e quando

Ma chi chi può utilizzare il ravvedimento operoso e quando? Ebbene, come spiegato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, tale strumento può essere utilizzato da tutti i contribuenti. Prima delle modifiche apportate con la legge di Stabilità per il 2015, viene sottolineato:

per poterne usufruire occorreva rispettare determinati limiti di tempo. Inoltre, era necessario che:

  • la violazione non fosse già stata constatata e notificata a chi l’avesse commessa;
  • non fossero iniziati accessi, ispezioni e verifiche;
  • non fossero iniziate altre attività di accertamento (notifica di inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari) formalmente comunicate all’autore.

Tali preclusioni, per i tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate, non operano più e il ravvedimento è inibito solo dalla notifica degli atti di liquidazione e di accertamento (comprese le comunicazioni da controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni)”.

In ogni caso, è bene ricordare, il pagamento e la regolarizzazione non precludono possibili ispezioni, verifiche o comunque attività di controllo e accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Aggiornamenti normativi e novità introdotte per il 2024

Gli errori, le omissioni e i versamenti carenti possono essere regolarizzati provvedendo in modo spontaneo alla rimozione formale della violazione commessa e al pagamento dell’imposta dovuta, della sanzione in misura ridotta e degli interessi. Quest’ultimi sono calcolati al tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente effettuato. Proprio il tasso di interesse è diminuito. Mentre nel 2023 era pari al 5%, infatti, nel 2024 è passato a quota 2,5%. Importanti cambiamenti anche per quanto concerne le sanzioni. Per le violazioni effettuate a partire dal 1° settembre 2024, infatti, la sanzione ordinaria è pari al:

  • 25% dell’imposta, in caso di omesso versamento o pagamento effettuato con un ritardo superiore a 90 giorni rispetto alla data originaria di scadenza;
  • 12,5% dell’imposta, per versamenti effettuati con un ritardo compreso tra i 15 e i 90 giorni;
  • circa 0,833% per ogni giorno di ritardo, se il versamento viene effettuato con un ritardo non superiore a 15 giorni.

Per le violazioni commesse fino al 31 agosto 2024, invece le sanzioni ordinarie sono pari al:

  • 30% dell’imposta, in caso di omesso versamento o pagamento effettuato con un ritardo superiore a 90 giorni rispetto alla data originaria di scadenza;
  • 15% dell’imposta, se il versamento ha luogo con un ritardo compreso tra i 15 e i 90 giorni;
  • 1% per ogni giorno di ritardo, se il versamento viene effettuato con un ritardo non superiore a 15 giorni.

Sanzioni in caso di mancato pagamento

Grazie alla cosiddetta riforma del sistema sanzionatorio il governo ha apportato diversi cambiamenti. Ad esempio ha deciso di applicare percentuali più basse nelle multe da pagare in caso di illeciti fiscali. Basti pensare alla riduzione della sanzione massima che passa dal 240% dell’importo dovuto a quota 120%.

Ma non solo, in seguito all’approvazione del decreto legislativo numero 87 del 14 giugno 2024 sono state introdotte delle modifiche al sistema del ravvedimento operoso. In particolare si registra una cambiamento delle sanzioni ridotte che, ricordiamo, sono variabili in base alla violazione originaria e ai termini entro cui viene effettuata la regolarizzazione. Ecco di seguito cosa cambia.

Sanzioni per il ravvedimento operoso delle violazioni a partire dal 1° settembre 2024

Entrando nei dettagli, a partire dal 1° settembre 2024 le sanzioni per ravvedimento operoso sono pari:

  • 0,083% al giorno per ravvedimenti effettuati entro quattordici giorni dalla data originaria di scadenza;
  • 1,25% per pagamenti svolti dopo il quattordicesimo giorno ed entro trenta giorni dalla scadenza;
  • 1,39% per ravvedimenti svolti dopo il trentesimo giorno ed entro novanta giorni dalla scadenza;
  • 3,125%, ovvero 1/8 della sanzione minima, per pagamenti svolti dopo novanta giorni ed entro il termine di presentazione della dichiarazione, in caso di dichiarazione periodica o entro un anno dalla scadenza;
  • 3,572%, ovvero 1/7 della sanzione minima, per pagamenti svolti in data successiva a quella indicata al punto precedente;
  • 4.17%, ovvero 1/6 della sanzione minima, nel caso in cui si decida di mettersi in regola trascorsi due anni dalla data originaria di scadenza.

Sanzioni per il ravvedimento operoso delle violazioni fino al 31 agosto 2024

Per le violazioni commesse fino al 31 agosto 2024, invece, in caso di ravvedimento operoso si applicano le seguenti sanzioni:

  • 0,1% in più per ogni giorno di ritardo se il versamento viene effettuato entro quattordici giorni dalla data originaria di scadenza prevista;
  • 1,5% per un ritardo compreso tra il quindicesimo e il trentesimo giorno;
  • 1,67% dell’importo dell’imposta se il pagamento ha luogo tra il trentunesimo ed il novantesimo giorno;
  • fino al 3,75% per un ritardo superiore a 90 giorni e fino a massimo dodici mesi;
  • 4,29%, per un versamento effettuato dopo l’anno;
  • fino al 5% per versamenti effettuati dopo due anni.

Come procedere alla regolarizzazione: modalità di pagamento

I pagamenti da effettuare per mettersi in regola con il Fisco in modo volontario possono essere effettuati tramite:

  • modello F24, per le imposte sui redditi, relative imposte sostitutive, Iva, Irap, imposta sugli intrattenimenti;
  • modello F23 per l’imposta di registro e gli altri tributi indiretti, purché siano atti diversi dai contratti di locazione;
  • F24 Elide per tributi, sanzioni e interessi, connessi alla registrazione dei contratti di locazione e affitto di beni immobili;
  • F24 Elide per l’imposta ipotecaria, tasse ipotecarie, imposta di bollo e sanzioni, dovuti in relazione ai servizi di aggiornamento dei registri immobiliari e al rilascio di certificati e copie.

Gli interessi devono essere indicati nel modello F24 avendo l’accortezza di indicare gli appositi codici tributo.

Quelli sulle ritenute devono essere versati dai sostituti d’imposta e sommati al tributo. In ogni caso, onde evitare spiacevoli sorprese, si consiglia di consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate per sapere qual è il codice tributo corretto da utilizzare ed indicare sul modello di versamento.

Quando il ravvedimento non è ammissibile

Il decreto legislativo numero 87 del 14 giugno 2024 non ha modificato l’ambito di applicazione del ravvedimento operoso e le casistiche in cui ne è vietata la relativa applicazione, come ad esempio l’avvenuta notifica di avvisi di liquidazione e di accertamento.

Quando conviene usare il ravvedimento operoso

In tutti i casi in cui si siano commessi degli errori o dei ritardi negli adempimenti fiscali è opportuno optare per il ravvedimento operoso. In questo modo, infatti, è possibile pagare delle sanzioni molto più basse rispetto a quelle ordinarie stabilite per le violazioni fiscali. Ma non solo, è possibile evitare possibili contenziosi con l’Agenzia delle Entrate, contribuendo così a mantenere buoni rapporti con l’ente di amministrazione fiscale.

Conclusione

Onde evitare spiacevoli inconvenienti con l’Agenzia delle Entrate si consiglia di segnarsi sul calendario le scadenze da rispettare, in modo tale da adempiere in tempo ai vari doveri fiscali. In caso di errori o dimenticanza, comunque, non bisogna disperare. L’importante è agire tempestivamente per mettersi in regola. A tal fine, infatti, giunge in aiuto il ravvedimento operoso che si rivela essere uno strumento molto importante per chi vuole mettersi in regola con il Fisco ed evitare di dover pagare pesanti sanzioni.

Riassumendo

  • Il ravvedimento operoso è uno strumento importante per coloro che hanno commesso irregolarità fiscali.
  • Tale strumento può essere utilizzato da tutti i contribuenti.
  • Il tasso di interesse legale nel 2024 è pari al 2,5%.
  • La riforma del sistema sanzionatorio ha apportato delle modifiche alle sanzioni ridotte per il ravvedimento operoso.
  • In alcuni casi il ravvedimento operoso non è ammissibile.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

scadenze dichiarazioni fiscali
Articolo precedente

Sostituti d’imposta (datori di lavoro): i due adempimenti del 31 ottobre 2024

Lotta all'evasione fiscale inutile. Il nostro problema sono i crediti fiscali non riscossi.
Articolo seguente

Combattere l’evasione fiscale è inutile se lo stato non sa riscuotere 1.200 miliardi di arretrati