Il fondo di private equity KKR ha avviato all’inizio del mese la vendita di un bond sostenuto dai diritti di autore relativamente a un catalogo di 65.000 brani, tra cui di cantanti come The Weeknd, Stevie Nicks e Childish Gambino. L’importo in emissione ammonta a più di 732 milioni di dollari. Esso è sostenuto sia dalle royalties che dal recupero degli anticipi corrisposti agli artisti.
Il catalogo in oggetto vale 1,1 miliardi di dollari ed è stato acquistato da KKR nell’autunno scorso da Kobalt.
I rischi del bond KKR non mancano. Ad esempio, pendono sette cause legali contro il catalogo per plagio, di cui due riguardano brani di Taylor Swift. Ad ogni modo, l’agenzia Kroll li ha tenuti in debita considerazione e ciò non le ha impedito di assegnare all’emissione il rating A, sesto nella sua scala dei giudizi.
Bond KKR e il precedente di Bowie
Sembra una novità assoluta, ma non lo è affatto. In questi anni, artisti come Shakira, John Legend, Bruce Springsteen e Bob Dylan hanno tutti monetizzato dalla vendita di parte dei loro diritti d’autore. Il pioniere dei bond musicali fu, tuttavia, l’indimenticabile David Bowie. Circa 25 anni fa, il cantautore britannico emise obbligazioni coperte dalla sua discografia, alle quali Moody’s assegnò il rating A3. Nel 2004, però, tali titoli risultarono declassati a Baa3, il giudizio più basso dell’area “investment grade” e un solo gradino sopra l’area “spazzatura”.
Ad avere affossato le obbligazioni Bowie era stata la paura tra gli investitori circa gli effetti della pirateria musicale sul fatturato dell’industria.