Come ormai sappiamo, il 25 settembre si terranno le prossime elezioni nazionali. Tra i temi caldi di questa campagna elettorale non poteva mancare il Reddito di Cittadinanza. Una misura che, come evidenziato da diversi report pubblicati da vari organi istituzionali (come l’ISTAT), sicuramene pecca di qualche criticità, soprattutto per quanto riguarda la parte delle “politiche attive”, ossia dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Fin dal suo esordio, questo strumento ha diviso l’opinione pubblica: c’è chi lo ama e c’è chi lo odia.
I detrattori del sussidio dicono che si tratti di una misura per fannulloni, che non fanno altro che percepire un reddito senza lavorare o far nulla in cambio. Dall’altro lato, partiti come il Movimento 5 stelle (i padri dell’Istituto) e il centro sinistra in generale sostengono che il reddito di cittadinanza va potenziato.
Inevitabilmente, soprattutto in questo periodo, stiamo assistendo a uno scontro ideologico senza esclusioni di colpi. Le due fazioni (in alcuni casi tifoserie), di giorno in giorni, tirano fuori dal cilindro la loro “nuova ricetta”, che in alcuni casi assomiglia più a una minestra riscaldata. Ad esempio, c’è chi sta sostando la necessità di un ritorno ai Voucher. Strumenti, quest’ultimi, che sono stati aboliti soltanto qualche anno fa. Ci si chiede, dunque, se davvero questi strumenti potranno davvero prendere il posto del reddito di cittadinanza.
C’è chi vuole cancellare il reddito di cittadinanza per sempre e chi lo vuole invece potenziare
Principalmente, le proposte di modica del reddito di cittadinanza sono due: Da un lato lo si vorrebbe eliminare per sempre, dall’altro c’è chi lo vorrebbe potenziare.
La Meloni, ma in realtà tutto il centro destra, ha già dichiarato di voler abolire il reddito di cittadinanza. Al suo posto sarebbe comunque previsto un altro meccanismo di welfare: il cosiddetto reddito di solidarietà.
Qualche settimana fa, proprio la leader di Fratelli d’Italia aveva dichiarato di essere fortemente contraria ai bonus e al reddito di cittadinanza per i giovani.
Se da un lato c’è chi vuole abolire il reddito di cittadinanza, il Partito Democratico, al contrario, sembrerebbe volerlo potenziare.
In particolare, nel programma elettorale del PD sono state messe nero su bianco le seguenti proposte:
- revisione dei criteri con cui funziona il reddito di cittadinanza, soprattutto per le famiglie più numerose con minori;
- possibilità di continuare a percepire il sussidio (probabilmente in misura ridotta e per un certo periodo di tempo) anche nel caso in cui il soggetto trovi un lavoro;
- riduzione dei 10 anni di residenza in Italia per ottenere al beneficio.
Quest’ultimo punto, in particolare, avrebbe suscitato non poche critiche e malumori soprattutto fra gli elettori della destra.
Negli ultimi giorni, come detto in apertura, si sta anche pensando a un ritorno ai vecchi voucher, ma con qualche novità.
Si ritorna a parlare dei voucher, soprattutto per i lavoratori stagionali e gestiti dai Comuni
L’assessore del Comune di Arezzo Lucia Tanti si è scagliata recentemente contro il reddito di cittadinanza, definendolo come una “paghetta che ha mortificato il concetto stesso di lavoro, scoraggiando l’occupazione”.
La Tanti propone di eliminare questo strumento e di reintrodurre i voucher, ma solo per alcune categorie di lavoratori.
“Alle partite Iva vanno date risorse per sostenere la propria attività – spiega l’Assessore – così come devono essere erogati voucher pensati per i lavoratori stagionali, garantendo sviluppo e legalità”.
“Con il reddito di cittadinanza, ha concluso, il sistema è saltato. Non si possono ricevere più soldi stando a casa che andando a lavorare.
Quella della reintroduzione di questo strumento è un’idea che, a quanto pare, piace a tutto il centro destra.
“Il reddito di cittadinanza va rivisto completamente – ha spiegato soltanto qualche settimana fa il leader della Lega Matteo Salvini. Questo strumento “crea lavoro nero e non crescita e sviluppo. Domandate a chi gestisce bar, pizzeria e azienda agricola che problema ha per trovare manodopera”.
Salvini rilancia anche lo strumento dei voucher, “che almeno creano lavoro, anche se a tempo, e darebbero occupazione a 100 mila ragazzi”.