Le donne e la pensione sono un argomento sempre discusso e sempre discutibile. Per le donne già il lavoro presenta innumerevoli problematiche, e queste non possono che finire con il riversarsi nelle pensioni quando sarà il momento di lasciare il lavoro. Anche se ci sono campagne annuali che indirizzano i datori di lavoro nel favorire le donne dal punto di vista delle assunzioni, con agevolazioni e sgravi contributivi, il mondo del lavoro in Italia è ancora maschile. Senza considerare il fatto che ci sono lavori che effettivamente le donne non possono svolgere nonostante la parità, il mondo del lavoro le penalizza a 360 gradi.
E spesso queste donne sono costrette a sacrificare carriera e lavoro per dedicarsi a figli e famiglia. Con l’effetto triste di non poter mai godere di una vera pensione, perché con pochi contributi la pensione per loro diventa un miraggio. Ma tutto si può risolvere con la novità dell’Ape rosa che sembra essere una delle opzioni che il governo sta valutando insieme all’estensione di opzione donna? A dire il vero crediamo di no, ma una mano in questo senso molte lavoratrici potrebbero riceverla.
“Salve, sono una lavoratrice di 60 anni di età che dopo 35 anni di carriera vorrebbe poter andare in pensione. Voglio fare la nonna a tempo pieno, e quindi sto attendendo con ansia le novità del governo. La pensione con l’Ape rosa secondo voi è fattibile? Perché nonostante età e contributi a sufficienza, io non rientro in opzione donna perché non rientro in quelle categorie a cui la misura è destinata come voi ci avete spiegato con altre vostre esaustive guide.”
Come funzionerà la pensione anticipata agevolata per le donne a 61 anni? le ultime ipotesi
Come abbiamo detto diverse volte negli ultimi giorni, le strade che il governo ha scelto per le pensioni delle donne nel 2024 sono sostanzialmente due.
Opzione donna rinnovata, ma con limitazioni evidenti
In pensione alla luce di tutto questo, nel 2024 potrebbero andare con questa misura solo le invalide, le caregivers, le disoccupate o chi è assunta in aziende che hanno avviato tavoli di risoluzione delle crisi aziendali (per lo più grandi aziende importanti a livello nazionale).
Platee ristrette, quasi fosse una opzione donna a numero chiuso quindi. E nulla a che vedere con la versione originaria del regime sperimentale agevolato e contributivo per le donne, che consentiva il pensionamento a 58 anni a tutte le dipendenti ed a 59 anni a tutte le autonome sempre con 35 anni di contributi versati e requisiti completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Limitazioni che di fatto escludono la nostra lettrice dalla misura. E che la spingono a sperare che il governo scelga la via dell’Ape agevolata per le donne altrimenti detta Ape rosa.
Più facile che si vada verso opzione donna e non verso l’Ape rosa per la pensione agevolata alle donne
A dire il vero è più facile varare la semplice proroga di opzione donna rispetto all’Ape rosa. Ed il nostro timore è che alla fine il governo nella legge di Bilancio vada in questa direzione.
Ape rosa, come funzionerà? una via di mezzo tra Ape sociale e opzione donna
Una cosa che adesso si può fare a 63 anni, sia per uomini che per donne, ma solo per invalide, caregivers, lavori gravosi e disoccupati. Sono le categorie a cui si applica a partire dai 63 anni l’attuale Ape sociale. Con l’Ape rosa invece si aprirebbe anche alle donne a prescindere dalle 4 categorie prima citate, la possibilità di prendere mese per mese un assegno dall’INPS come fosse una normale pensione. Salvo poi a 67 anni andare a presentare di nuovo domanda all’INPS, stavolta per la pensione di vecchiaia ordinaria. Anche se venisse applicato il ricalcolo contributivo della prestazione, per rendere l’Ape rosa più simile ad opzione donna, poco cambierebbe. Le lavoratrici che si trovano escluse dalla nuova versione di opzione donna, potrebbero, se hanno la giusta età, accettare questa seconda via disponibile. Ben consce che la misura non prevede assegni familiari, tredicesima, maggiorazioni e perequazione. Infatti se l’Ape rosa sarà varata sulla falsariga dell’Ape sociale, sarà basata su 12 mensilità e non su 13. L’importo preso all’inizio, cioè alla data di decorrenza, non sarà superiore a 1.500 euro e non cambierà negli anni restando neutro dall’indicizzazione al tasso di inflazione.