Come funzionerebbe la nuova Quota 41 2023: anticipata senza se e senza ma e premio per le donne con figli

La Lega spinge per mandare in pensione i lavoratori dopo 41 anni di lavoro (Quota 41) dal 2023. Senza alcun taglio alla rendita e con sconti sui requisiti per le donne con figli.
2 anni fa
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riforma pensioni e quota 41

Quota 41 sembra già tema di campagna elettorale e la Lega si prepara a dare battaglia in Parlamento sulla riforma pensioni. Il governo Draghi, del resto, appare sempre più debole e i partiti cominciano a tirarlo per la giacca.

Come nel 2018, la Lega preme quindi perché sia fatta una riforma che mandi in pensione i lavoratori dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età. D’accordo anche i sindacati, un po’ meno i lavoratori a cui cambia poco rispetto alle regole Fornero.

La Lega preme per Quota 41

Quota 41, secondo i lavoratori, non sarebbe questa grande conquista perché oggi si esce con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Servirebbe ben altro per riformare il sistema pensionistico, non ridurre di pochi mesi l’uscita dal lavoro.

Sul punto è tornato però l’onorevole Claudio Durigon (Lega) proponendo Quota 41 come unica e doverosa via d’uscita anticipata per i lavoratori. Senza tagli e senza riduzione delle pensioni come si era ventilato tempo fa.

41 anni di contributi – dice Durigon – sono più che sufficienti per garantire ai lavoratori l’uscita rispetto a quanto previsto dalla Fornero. Si estenderebbe, in questo senso, quanto già previsto per i lavoratori precoci premiando, con degli sconti sui requisiti, le lavoratici con figli.

La riforma pensioni costa 9 miliardi

Tuttavia i buoni propositi della Lega si scontrano con la nuda e cruda realtà del momento: non ci sono i sondi per fare Quota 41. Secondo le stime Inps, la riforma costerebbe 4,3 miliardi il primo anno e 9,2 miliardi dopo 10 anni. Costi insostenibili per lo Stato, già richiamato da Bruxelles sui conti.

Anche il premier Draghi ha più volte detto che la riforma pensioni può essere fatta solo se finanziariamente sostenibile. Quindi niente più debiti, bisognerebbe andare a prendere i soldi da qualche altra parte per sostenere la spesa.

Non solo, per la Corte dei Conti l’andamento della spesa previdenziale “potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici” e quota 41 potrebbe costituire un problema di sostenibilità della spesa nel lungo periodo.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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