Come il nuovo Presidente della Repubblica può incidere sulla riforma pensioni

La scelta del futuro Presidente della Repubblica peserà anche sul tema delle pensioni di giovani e donne. Ecco cosa sta succedendo.
3 anni fa
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Nonostante il nodo Quirinale, l’esecutivo sembrerebbe non rallentare sulla riforma delle pensioni. A breve è previsto un primo tavolo tecnico con i sindacati per discutere su futuri trattamenti pensionistici per giovani e donne.

Ad ogni modo, non tutti sono così ottimisti. Le pensioni, soprattutto nel nostro paese, sono un tema molto delicato e complesso, che potrebbe portare a degli strappi significativi nell’attuale maggioranza di governo. A questo bisogna aggiungere che a breve il parlamento dovrà discutere sulla nomina del futuro presidente della repubblica e, anche qui, la discussione potrebbe andare per le lunghe, tanto che alcuni osservatori credono che questo possa far slittare di qualche settimana la questione.

L’elezione del presidente della repubblica può incidere sulla riforma delle pensioni

Un po’ a sorpresa, in questi giorni, si sono tenuti i primi incontri tra esponenti del governo e i sindacati per discutere sulla futura riforma delle pensioni.

In particolare, il 12 gennaio il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, hanno incontrato i sindacati per la definizione del calendario di lavoro che, secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministro Orlando, “dovrà portare in tempi brevi agli interventi di riforma, ad esempio, per andare incontro a donne e giovani”.

Tutto bene, dunque? Non proprio. In realtà, si è trattato dell’ennesimo incontro interlocutorio tra le due parti, che di fatto non ha portato a nulla di concreto.

Bisogna anche pensare che la scelta del futuro Presidente della Repubblica peserà anche sul tema delle pensioni. Come sappiamo, la maggioranza di governo è molto ampia e trovare un nome che possa soddisfare tutti gli schieramenti politici non sarà cosa semplice.

Eleggere un capo dello stato non pienamente condiviso, inevitabilmente, porterà a delle ripercussioni anche sull’attuale esecutivo, che, secondo alcuni osservatori, potrebbe sfociare in una crisi di governo.

Se questa ipotesi si dovesse realizzare, ovviamente, si assisterebbe ad un blocco delle riforme, almeno fino alle prossime elezioni.

 

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