Uno dei grandi problemi dell’Istituto del Reddito di Cittadinanza, probabilmente, riguarda il fatto che molti dei percettori siano disincentivati nell’accettare un impiego precario. Il rischio è quello di perdere il sussidio già a partire dall’anno successivo; spesso, infatti, i beneficiari superano la soglia ISEE prevista.
Per questo motivo, da più parti, è stato chiesto che venga istituito il cosiddetto cumulo parziale.
Di recente, anche il Fondo monetario Internazionale, nel suo rapporto periodico sull’Italia, ha consigliato questa via. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Lavorare senza perdere il Reddito di Cittadinanza, cosa ci dice il report del Fondo Monetario Internazionale?
Secondo il recente rapporto periodico sull’Italia redatto dal Fondo monetario internazionale, per evitare dipendenza dal welfare e disincentivi al lavoro, l’uscita dal beneficio del reddito di cittadinanza, in caso di accettazione di un lavoro precario, dovrebbe essere graduale. In sostanza, l’istituto ha consigliato all’Italia quello che già da tempo veniva chiesto da molti osservatori, ossia l’introduzione del cosiddetto “cumulo parziale” tra lavoro e sussidio.
Inoltre, lo stesso Istituto ha sostenuto che “in alcune aree del Paese è elevato rispetto al costo della vita”. Anche questo aspetto, dunque, dovrebbe essere rivisto.
Sussidio al 50 per cento, la proposta del ministro Garavaglia
Non è la prima volta che si parla del meccanismo del cumulo parziale e di come molti soggetti preferiscono non accettare un nuovo lavoro per paura di perdere per sempre il sussidio.
Soltanto qualche giorno fa, il ministro del turismo Massimo Garavaglia, ad un convegno organizzato dalla Lega, ha dichiarato quanto segue:
“Il reddito di cittadinanza ha bisogno di un aggiustamento radicale. È un dato di fatto, ragioniamoci, possiamo pensare a un’uscita graduale da questo regime. Per esempio, a un lavoratore stagionale che percepisce il reddito di cittadinanza, possiamo darglielo al 50%, non levarglielo tutto purché si lavori”.
Inoltre, ha proseguito il Ministro, “c’è un tema di formazione, non è possibile che il 75% dei ragazzi e dei ragazze che fanno l’alberghiero poi non vanno a lavorare nel settore turistico, ma sono ragionamenti a medio e lungo termine, nell’immediato bisogna trovare risorse tecniche, rapide per superare i vincoli del mercato del lavoro, non è possibile avere disoccupazione e mancanza di forza lavoro”.