Come l’euro ha germanizzato l’Italia, “regalandoci” 33 anni

La moneta unica, pur criticabile sotto diversi aspetti, ha consentito alle economie più deboli di beneficiare di un cambio forte e stabile, con ripercussioni molto positive sui prezzi.
4 anni fa
1 minuto di lettura

Eurozona a rischio deflazione. E già questo scenario risultava impensabile fino a non molto tempo fa. Quale che fosse la congiuntura internazionale e quella domestica, i prezzi al consumo in Italia salivano di anno in anno a ritmi anche veloci. Presso le altre economie del Vecchio Continente, le cose andavano spesso similmente, con eccezioni virtuose, come quella della Germania. Nel grafico di sotto, notiamo che l’inflazione nell’era pre-euro è stata piuttosto alta quasi ovunque, pari a un cumulato 600% in Italia, 640% in Spagna, 237% in Francia e, addirittura, uno strabiliante 2.414% in Grecia.

La Germania se l’è cavata con un +92%. Abbiamo preso come riferimento il periodo 1976-1998, perché si tratta dei 22 anni precedenti la nascita ufficiale dell’euro, avvenuta per l’appunto 22 anni fa.

Con l’euro, la musica è cambiata per tutti. La stessa Grecia ha accumulato un’inflazione di “solo” il 54% dal 1998 ad oggi, segnata anche dalla fase deflattiva dopo lo scoppio della crisi del debito sovrano. In Italia, si scende al 44,4%, sotto il 57% della Spagna, ma ancora sopra il quasi 35% della Francia e il meno del 36% della Germania.

Ed ecco che i tassi d’inflazione medi sono crollati con il passaggio dalle monete nazionali all’euro, più che dimezzandosi nella stessa Germania. Vi hanno contribuito svariati fattori, che poco c’entrano con la moneta unica, come la globalizzazione, l’avanzamento tecnologico e l’invecchiamento della popolazione. Ad ogni modo, l’Italia è passata da un’inflazione media annua del 9,2% a una dell’1,7%. La Grecia dal 15,8% al 2%. La Spagna dl 9,5% al 2,1%. La Francia dal 5,7% all’1,4%. La Germania dal 3% all’1,4%. Decimale più, decimale meno, la convergenza c’è stata vistosamente.

Ne consegue che i prezzi hanno rallentato ovunque la loro cosa e che per raddoppiare impiegano molti più anni dell’era pre-euro. In Italia, nel periodo preso come riferimento per la lira, ci servivano meno di 8 anni, sostanzialmente quanto in Spagna.

Alla Grecia ne bastavano meno di 5, alla Francia ne occorrevano 12,5 e alla Germania 23,5. Ai tassi dell’era euro, per giunta calanti da ormai molto tempo, all’Italia servono ormai 41 anni per raddoppiare i prezzi, alla Spagna 33, alla Grecia 35, alla Francia 50, tanti quanti alla Germania. In altre parole, l’euro ci ha “regalato” un terzo di secolo di potere di acquisto, dato che i prezzi al consumo italiani impiegano ormai 33 anni in più per raddoppiare, rispetto a quando erano espressi in lire.

 

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Assenze e permessi a lavoro: quando sono giustificate e quando scatta il licenziamento

Bond Mediobanca callable da 500 milioni
Articolo seguente

Obbligazioni Mediobanca che rendono il quadruplo dei BTp