Facebook è un divertente passatempo, un modo per rimanere in contatto con gli amici, una scusa perfetta per ficcare un po’ nel naso nella vita degli altri. Purtroppo, è anche il paradiso dell’indignazione facile e le storie che parlano di truffa del reddito di cittadinanza sono tra le più condivise.
Le notizie false abbondano, prendono piede più velocemente che mai e si trasformano in una valanga difficile da controllare. A maggior ragione quando vengono raccontate vicende (distorte) che scatenano un desiderio di pancia di giustizia sommaria.
È così che si è diffusa la presunta vicenda di un uomo di origine marocchina che percepisce numerosissimi aiuti dello Stato Italiano, tra i quali il reddito di cittadinanza, tanto da guadagnare bene e non dichiarare nemmeno un euro. Un caso completamente inventato e improbabile che, però, continua a fare il giro di Facebook senza sosta.
Come non cascare nella trappola delle fake news? Perché il reddito di cittadinanza scatena spesso polemiche feroci?
Truffa del reddito di cittadinanza: la storia dell’uomo marocchino che percepirebbe un gran numero di sussidi
Sui social network spopolano le narrazioni di fantasia su immigrati che ruberebbero i sussidi senza averne diritto, lavorando in nero e non pagando le tasse. L’ultima in ordine di tempo racconta di un uomo marocchino che vive nel nostro Paese da 13 anni, percepisce numerosi aiuti dello Stato e guadagnerebbe bene senza dichiarare alcun guadagno.
Non è tutto: la madre vivrebbe in Italia percependo addirittura la pensione. Il post, che raccoglie numerose condivisioni, recita:
«Ecco, io non capisco: un marocchino racconta che abita in Italia da 13 anni e ha sempre fatto lavori saltuari, tutti in nero, un po’ dappertutto, con tanto di permesso di soggiorno. È sposato e ha tre figli. Da due anni ha la cittadinanza italiana, così come tutta la sua famiglia e abita in una casa popolare».
L’elenco dei dettagli prosegue:
«Percepisce il Reddito di Cittadinanza di 780 euro perché il suo ISEE è pari a zero; per la moglie e ogni figlio riceve un assegno familiare di 175 euro. L’assegno che riceve dall’INPS è pari a 1.480 € al mese. Naturalmente, continua a lavorare in nero guadagnando circa 800/900 euro al mese. La madre vedova compirà i 65 anni a luglio e farà il ricongiungimento familiare in Italia con il figlio (le pratiche sono già avviate: mancano data e firma) e percepirà un assegno di pensione sociale di 580 euro. La signora anziana, pur mantenendo la residenza in Italia, potrà tranquillamente domiciliare in Marocco, dove uno stipendio medio è di circa 250 euro, quindi 580 euro sono soldi da benestante. Il tutto senza che nessuno abbia mai rimesso un centesimo di contributi INPS. Ci sono italiani che hanno lavorato versando oltre 40 anni di contributi e superano appena 1.000 € nette al mese. C’è qualcosa che non funziona o è solo una mia impressione? Mi faccio delle domande…»
Messaggio che non può concludersi senza il classico “COPIA E INCOLLA” per fomentare le condivisioni. Perché sappiamo che si tratta di una fake news? Perché le incongruenze con la legge italiana sono tantissime e ci assicurano che una situazione come questa non può verificarsi.
Truffa e fake news: la legge italiana parla chiaro
Che questa storia sia inventata ad arte per far leva sulla rabbia è chiaro e la legge italiana, analizzata con cura da Open, ne smentisce numerosi dettagli, a partire dalla cittadinanza:
- il lavoro in nero e il permesso di soggiorno: secondo il post, il protagonista avrebbe ottenuto cittadinanza italiana 2 anni fa grazie alle regolare residenza sul suolo italiano. Questa è però legata all’ottenimento del permesso di soggiorno, come da legge Bossi-Fini, che viene assegnato a chi lavora in regola e a chi è rifugiato. Il protagonista del racconto, invece, lavora in nero;
- l’impossibilità che si tratti di un rifugiato: i rifugiati possono ottenere la cittadinanza dopo 5 anni di regolarità. Il protagonista l’ha ottenuta dopo 11 anni di residenza e le tempistiche non coincidono. Il Marocco è inoltre considerato un Paese pacifico e privo di persecuzioni di minoranze etniche o religiose, quindi difficilmente verrebbe concesso asilo in Italia a un cittadino marocchino;
- i parametri reddituali: i cittadini stranieri che richiedono la cittadinanza italiana devono rispettare precisi parametri reddituali. Il protagonista della storia, coniugato con tre figli a carico, dovrebbe certificare un reddito di 12.913 euro annui, ma il post parla di ISEE pari a zero. I parametri di reddito che dovrebbe dichiarare non gli permetterebbero di ottenere il reddito di cittadinanza, previsto solo per chi presenta un ISEE inferiore a 9.360 euro.
- la pensione della madre: la mamma del protagonista, per ricevere una pensione dallo Stato Italiano, dovrebbe risiedere sul nostro territorio per 10 anni almeno di cui gli ultimi due continuativi. Il post contiene quindi altre incongruenze: per come è raccontata la storia, la madre non potrebbe ricevere la pensione per i prossimi dieci anni e non potrebbe tornare a vivere in Marocco.
Perché il reddito di cittadinanza scatena tante polemiche
Da tempo preso di mira dai detrattori, questa forma di sussidio scatena le più feroci diatribe.
Per altri sarebbe un disincentivo al lavoro: chi lo percepisce non avrebbe interesse a scomodarsi per trovare un nuovo impiego. Ancora una volta, una visione spesso associata all’immagine dell’immigrato che vive alle spalle dello Stato senza muovere un dito.
Eppure i casi positivi di persone che hanno migliorato la propria vita grazie al reddito di cittadinanza esistono. Qualche giorno fa abbiamo raccontato la storia di Paolo, ex parcheggiatore abusivo che ha deciso di diventare un volontario.
Come sfuggire alla trappola delle fake news sul reddito di cittadinanza
Questi i trucchi per non cascare nella trappola delle fake news, soprattutto quando si tratta di truffa del reddito di cittadinanza:
- allenare il sospetto: ogni volta che un post richiede condivisioni, parla di presunti privilegi per gli immigrati e tocca temi scottanti richiede distacco e sospetto. Molto spesso si tratta di una notizia creata ad arte per scandalizzare;
- seguire solo fonti attendibili: è importante smettere di informarsi tramite i post scritti da chiunque su Facebook, ma solo attraverso testate giornalistiche riconosciute;
- verificare online: il dubbio permane? Proviamo a cercare online per trovare altre fonti. Se non ne troviamo sappiamo che la storia in cui siamo incappati è inventata;
- controllare cosa dice la legge: le regole del gioco sono chiare e valgono per tutti. Controllare è sempre meglio!