Aumenteranno o no le pensioni di invalidità? Il Documento di Economia e Finanza (Def) 2022 contiene indicazioni per una legge delega che recepisca le indicazioni della Corte Costituzionale di due anni fa.
Il 24 giugno 2020 i supremi giudici avevano infatti deciso che gli assegni mensili di assistenza degli invalidi civili (impropriamente detti pensioni di invalidità) sono troppo bassi. La sentenza ha quindi obbligato il governo ad intervenire quanto prima.
Pensioni di invalidità, importo troppo basso
A oggi per gli invalidi civili totali l’assegno di assistenza ammonta a 291,98 euro al mese a condizione di possedere redditi non superiori a determinate soglie.
Secondo quanto stabilito dai giudici della Corte Costituzionale, l’importo è troppo basso. I “mezzi necessari per vivere” violano il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.
La Corte ha quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione”, in base all’art. 12 della vecchia legge numero 118 del 1971, debba essere assicurato agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento dei 60 anni di età. Pertanto agli invalidi civili totali che non possono procurarsi mezzi di sostentamento per vivere, lo Stato dovrà riconoscere loro un assegno mensile pari ad almeno 651,51 euro al mese.
Incrementi in arrivo dal 2023
Al momento non è ancora chiaro come sarà strutturato l’aumento degli assegni fino a 651,51 euro per tutti gli invalidi civili totali. Una cosa è certa, però, bisognerà trovare le coperture finanziarie necessarie per assicurare i soldi a tutti i beneficiari.
La decisione della Corte Costituzionale non ha effetto retroattivo per cui gli incrementi partiranno da quando il legislatore darà il via libera alla nuova legge.