Quando si parla di pensioni gli importi interessano quasi quanto i requisiti per poter andare in pensione. E se c’è una cosa che appare molto chiara a tutti è che spesso gli importi delle pensioni sono piuttosto bassi. Infatti sono più le pensioni al di sotto o vicine alla soglia della povertà che quelle più alte. Eppure l’INPS ha strumenti che consentono ad un pensionato di arrivare a percepire una pensione più alta. Spesso si sente parlare di maggiorazione sociale, ma uno strumento altrettanto importante per incrementare il valore di una prestazione previdenziale è la cosiddetta integrazione al trattamento minimo.
“Buonasera, volevo capire perché la mia pensione non viene integrata al trattamento minimo nonostante sono già due volte che ho fatto richiesta. Sono andato in pensione nel 2021 dopo aver versato 22 anni di contributi nella gestione commercianti ed artigiani dell’INPS. Con versamenti in regola dal 1999 al 2021 perché a me viene negato questo vantaggio?”
Le differenze tra contributivo e retributivo, le cose che tutti sanno
Molto importante è la data a partire dalla quale una carriera lavorativa è iniziata. Spesso si parla di sistema retributivo e sistema contributivo. E lo si fa soprattutto per due aspetti. Il primo è relativo al calcolo del trattamento che naturalmente è differente in base al periodo entro cui sono stati versati i contributi. Per quelli i cui versamenti sono antecedenti il 1996, si utilizza il calcolo retributivo.
Cosa prevede la Legge n° 335 del 1995 sul trattamento minimo INPS
Le differenze prima citate sono quelle classiche, conosciute da tutti e largamente oggetto di diversi approfondimenti. Ma ci sono altre sfaccettature dei due sistemi e delle differenze tra i due sistemi, che un lavoratore o un pensionato dovrebbero conoscere. Perché così si può dare una risposta precisa anche al nostro lettore. Perfino Repubblica recentemente ha trattato l’argomento facendo riferimento alla Legge n° 335 del 1995 che di fatto ha abrogato una normativa che sarebbe stata utile al nostro lettore per godere dell’integrazione al trattamento minimo.
Importi del trattamento, ecco cosa conoscere della normativa in vigore sulla pensione
La legge prima citata di fatto ha cancellato l’integrazione al trattamento minimo per i cosiddetti contributivi puri o per chi ha optato per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. In termini pratici con quella legge lo Stato ha deciso che l’integrazione al trattamento minimo INPS si applicava solo ed esclusivamente alle pensioni che ricadono nel sistema retributivo o al più nel sistema misto.
Niente integrazione dal trattamento minimo per la pensione contributiva
La mancata applicazione del trattamento minimo INPS per i pensionati contributivi rispetto ai misti o ai retributivi è evidente. Ed è un’altra differenza tra i due sistemi che spesso però i lavoratori non conoscono. Ma i lavoratori hanno delle possibilità che spesso loro stessi trascurano. Opportunità che consentono di migrare in un sistema più vantaggioso, vuoi come importo del trattamento e vuoi come requisiti di accesso alle pensioni. Per esempio, il riscatto di un anno di servizio militare può essere vantaggioso per rientrare nel sistema misto e godere di una pensione più alta.
Alcuni consigli utili
Ma il riscatto del servizio militare a volte può essere controproducente. Basti pensare a chi potrebbe avere diritto alla pensione anticipata contributiva, con 64 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno di importo pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. In questo caso l’anno del servizio militare può escludere, se antecedente il 1996, il lavoratore dal vantaggio della pensione anticipata contributiva. Per contro, chi rischia di non poter andare in pensione di vecchiaia perché a 67 anni di età con 20 anni di contributi non raggiunge una pensione di almeno 1,5 volte l’assegno sociale, grazie al servizio militare può diventare un retributivo. Ed accedere alla quiescenza senza tenere in considerazione il limite di importo dell’assegno.