Come prendere la pensione dopo 30 anni di contributi, ecco la guida all’anticipo 2024

Con quale misura si può andare in pensione con 30 anni di contributi? Ecco una soluzione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età.
9 mesi fa
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Per andare in pensione prima dei 67 anni, esistono sostanzialmente due percorsi: versare un elevato numero di contributi per accedere a diverse forme di pensione anticipata senza limiti di età, o raggiungere l’età e i contributi richiesti per altre soluzioni previdenziali. Infatti, non è necessario attendere fino a 67 anni. Talvolta, per andare in pensione bastano anche solo 30 anni di contributi.

Oggi esploreremo le soluzioni disponibili per accedere alla pensione dopo 30 anni di contributi, rispondendo alle domande di molti lettori interessati a una carriera contributiva che non sia eccessivamente lunga ma nemmeno troppo breve.

“Gentili esperti previdenziali di Investire Oggi, volevo capire se anche io potevo uscire dal lavoro con trent’anni di contributi versati. Se non erro questa è una carriera che permette di lasciare il lavoro a partire dai 63 anni e 5 mesi di età nel 2024. Mi spiegate quali sono le caratteristiche di questa pensione anticipata e come si fa a capire se si rientra o meno? Perché credo che bisogna avere altri requisiti specifici non sempre facili da centrare.”

“Buongiorno, volevo capire se come lavoratore edile possono avere accesso all’Ape nel 2024. Svolgo questa attività da sempre ed ho completato 30 anni di contributi. Secondo le normative posso andare in pensione o devo passare prima dalla Naspi?”

Come prendere la pensione dopo 30 anni di contributi, ecco la guida all’anticipo 2024

In Italia, esiste una modalità per anticipare il pensionamento per chi ha accumulato esattamente 30 anni di contributi. Questa opzione è denominata Anticipo pensionistico sociale (Ape sociale) ed è rivolta a specifiche categorie di lavoratori, come ben sa il nostro lettore.

L’Ape sociale costituisce, infatti, l’unica soluzione per coloro che aspirano a pensionarsi avendo una carriera contributiva di almeno 30 anni. Tale misura offre ai lavoratori un’alternativa concreta per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Tuttavia, 30 anni di contributi non sono sempre sufficienti.

Ad esempio, l’Ape sociale beneficia anche chi è impegnato in lavori gravosi, identificati in 15 categorie di attività particolarmente usuranti, riconosciute dalle autorità per un trattamento previdenziale agevolato.

Niente da fare per i lavori gravosi, 30 anni di versamenti non bastano

Chi svolge un lavoro gravoso può accedere alla pensione a 63 anni e 5 mesi mediante l’Ape sociale, ma solo avendo accumulato almeno 36 anni di contributi. Di conseguenza, 30 anni di contributi non sono sufficienti per chi è impegnato in lavori usuranti, anche se tale attività rappresenta la principale occupazione negli ultimi anni di carriera.

Inoltre, non è sufficiente neanche se il lavoratore ha svolto l’attività gravosa per almeno sette degli ultimi dieci anni di lavoro o per sei degli ultimi sette anni. Di conseguenza, il nostro secondo lettore, nonostante abbia versato 30 anni di contributi e svolto un lavoro gravoso, non soddisfa i requisiti per la pensione anticipata.

Per accedere all’Ape sociale, dovrebbe raggiungere i 36 anni di contributi richiesti per le categorie gravose, oppure considerare l’opzione della Naspi. Una volta esaurito il periodo di disoccupazione INPS, potrebbe qualificarsi per l’Ape.

In pensione a 63 anni e 5 mesi, ecco come fare

Riguardo al nostro primo quesito, i trent’anni di contributi sono sufficienti per accedere alla pensione, a condizione che il lettore appartenga a una delle tre categorie specifiche per le quali l’Ape sociale è stata ideata: disoccupati, caregiver, o invalidi. Questi soggetti possono qualificarsi per l’Ape sociale se hanno accumulato 30 anni di contributi e hanno raggiunto l’età minima di 63 anni e 5 mesi.

A differenza dei lavoratori impegnati in mansioni gravose, per cui sono necessari 36 anni di contributi, l’Ape sociale 2024 non richiede questa estensione contributiva per le categorie menzionate. Tuttavia, è necessario soddisfare un ulteriore requisito specifico per ciascuna categoria.

Ad esempio, i disabili devono avere un grado di invalidità civile non inferiore al 74%.

I disoccupati devono aver esaurito il periodo di Naspi, avendo perso il lavoro involontariamente e percepito l’intera assistenza prevista. Per i caregiver, è richiesto che l’assistente conviva da almeno sei mesi con un familiare disabile in condizioni gravi, rientrante nell’ambito di applicazione della legge 104.

Occhio ai limiti dell’Ape sociale, ce ne sono tanti

L’Ape sociale beneficia varie categorie di lavoratori, ma è importante valutare attentamente la sua convenienza, data la presenza di limitazioni significative. Questa misura stabilisce un importo massimo di 1.500 euro al mese, non si aggiorna in base all’inflazione e non include maggiorazioni, Anf o integrazioni.

Inoltre, non prevede la reversibilità in caso di decesso del beneficiario. Pertanto, l’Ape sociale risulta essere una misura con limiti stringenti. Specialmente per quanto riguarda l’importo e la durata, poiché cessa al raggiungimento dei 67 anni di età.

A quel punto, per continuare a ricevere prestazioni dall’INPS, il pensionato deve obbligatoriamente richiedere la pensione di vecchiaia. Di fatto, l’Ape sociale si configura più come un sostegno transitorio alla pensione tradizionale piuttosto che come una pensione a sé stante.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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