C’è una particolare misura di pensionamento valida anche nel 2025 dopo la conferma nella legge di Bilancio, che riguarda altrettanto particolari categorie di beneficiari. Parliamo dell’Ape sociale, una misura che per i disoccupati per esempio, è irta di problematiche e vincoli. Uno di questi rischia di compromettere la possibilità di andare in pensione. Un nostro lettore per esempio è finito dentro questa sorta di limbo, perché in effetti per via di decisioni prese precedentemente, rischia adesso di dover rimandare la pensione con questa misura. Anche se come vedremo alcune soluzioni esistono per superare l’ostacolo che si è venuto a creare.
“Buongiorno, sono Renato, un vostro lettore ed un lavoratore che ormai dovrebbe presto raggiungere i requisiti per l’Ape sociale.
Infatti ho superato abbondantemente i 30 anni di versamenti contributivi. Compiuto 63 anni a marzo e quindi ad agosto dovrei completare il requisito anagrafico che come voi mi insegnate, è pari a 63 anni e 5 mesi. Ho un serio problema però. Io nel 2023 a marzo ho terminato di prendere 24 mesi di Naspi da un precedente rapporto di lavoro. Poi ho lavorato 3 mesi presso un altro datore di lavoro con un contratto a termine. immediatamente dopo ho trovato lavoro da un’altra parte, ma dopo poco più di un mese ho dato le dimissioni. E da allora non ho più lavorato. Secondo voi ho ancora diritto all’Ape sociale?”
Come prendere l’Ape sociale nel 2025 dopo le dimissioni volontarie
Sull’Ape sociale, per i disoccupati e in collegamento con la Naspi i dubbi di interpretazione sono diventati tanti dopo una sentenza della Cassazione che mesi fa dette ragione ad una lavoratrice che pur avendo diritto alla Naspi, perché aveva perso il posto di lavoro per licenziamento, non aveva provveduto a presentare domanda di disoccupazione.
Le regole dell’Ape sociale per i disoccupati prevedono che l’interessato debba prima di tutto perdere involontariamente il posto di lavoro, poi aver maturato un diritto alla Naspi e poi aver percepito tutta la disoccupazione spettante. Regole che quella sentenza ribaltò, considerando solo il diritto alla Naspi come fattore per prendere l’Ape sociale successivamente e non la fruizione completa dell’indennità per disoccupati INPS. Perché la chiusura della Naspi secondo i giudici andava interpretata solo come divieto di cumulare le due prestazioni, che non possono essere percepite contemporaneamente. Quindi chi prende la Naspi deve prima terminare di prenderla e poi presentare domanda di pensione. Chi invece non la prende pur avendone diritto, può passare alla domanda di pensione.
Ecco perché le interpretazioni sono diverse tra INPS e giurisprudenza
Ma questa prima citata è solo una sentenza. Una interpretazione autonoma di un giudice che non cambia le normative. Quindi, in base all’orientamento dell’INPS, chi non ha preso la Naspi potrebbe ricevere la reiezione della domanda comunque. Con la facoltà concessa dalla legge, di promuovere ricorso, magari segnalando quel precedente che ha dato diritto all’Ape in quel caso specifico. Con possibilità di vincita del ricorso che non sono certo al 100% visto che in genere è libera l’interpretazione degli ermellini.
Detto questo, il nostro lettore si trova in una situazione diversa. Che al momento lo tira fuori dal profilo idoneo a richiedere la pensione con l’Ape sociale. Lui in effetti ha preso negli ultimi anni interamente la Naspi che gli spettava. Solo che dopo, ha trovato nuovi lavori, con contratti precari e con dimissioni volontarie. La chiusura della sua carriera lavorativa non è stata effettuata con la Naspi e questo è un problema. Soprattutto perché dopo le sue dimissioni dall’ultimo posto di lavoro, non ha diritto ad una nuova Naspi. Di conseguenza non avendo perso l’ultimo posto di lavoro in maniera involontaria, non ha maturato il diritto alla Naspi. E non ha di conseguenza maturato il diritto a chiedere l’Ape sociale. Nonostante presto avrà tutti i requisiti anagrafici e contributivi in linea con ciò che prevede la norma. Dovrebbe trovare un nuovo posto di lavoro, anche a termine, la cui interruzione poi deve essere non per dimissioni. In quel caso lui maturerebbe il diritto alla Naspi prima e all’Ape sociale poi.
Ape sociale, Naspi, dimissioni e la regola dei 3 mesi di assunzione nel 2025
Le regole del 2025 sull’indennità di disoccupazione appena introdotte però mettono di fronte ad un altro aspetto da considerare. La nuova assunzione per liberare il vincolo delle precedenti dimissioni, deve essere lunga almeno 3 mesi. Significa che per maturare il diritto ad una nuova Naspi dopo le dimissioni volontarie precedenti, serve restare assunti per almeno 3 mesi. E questo fattore sposta di molto la possibilità di lasciare il lavoro del nostro lettore. Avendo lavorato 3 mesi a termine, un mese con successive dimissioni e dovendo lavorare altri 3 mesi, maturerà circa 4 mesi di Naspi. Che secondo le regole dell’INPS, andranno prima completati e poi si potrà passare alla domanda di pensione. A meno che l’interessato al termine del nuovo rapporto di lavoro non voglia passare ad una querelle in tribunale come ha fatto la contribuente del caso citato precedentemente.