Una delle possibilità più favorevoli che la normativa previdenziale italiana offre ai lavoratori che vogliono aumentare il loro montante contributivo è il riscatto della laurea. Grazie a questo strumento si possono recuperare fino a cinque anni di contributi, riscattando il periodo di studio universitario che ha portato al conseguimento della laurea.
Infatti fattore fondamentale è che il percorso di studio universitario abbia portato al conseguimento del titolo di studio. Il riscatto è oneroso, perché l’interessato deve pagare un corrispettivo. Esistono due versioni di riscatto, uno agevolato per periodi dentro il sistema contributivo e uno ordinario.
Ciò che andremo a vedere oggi però non è il funzionamento di questa misura dal punto di vista previdenziale, ma come funziona dal punto di vista fiscale. Perché ciò che si paga di riscatto può portare a delle agevolazioni sulle tasse. C’è chi, sotto forma di sgravio fiscale, può recuperare una parte di ciò che ha versato come riscatto.
“Buongiorno, lo scorso anno ho provveduto a riscattare i cinque anni del mio percorso di laurea. Dal momento che sono ancora giovane per la pensione, ho deciso di provvedere al pagamento del riscatto in 120 rate e quindi in dieci anni. Ho iniziato i pagamenti e sto proseguendo mensilmente a versare. Visto che presto sarà il momento di presentare la dichiarazione dei redditi, volevo capire come devo fare per recuperare dal punto di vista fiscale ciò che mi spetta. E soprattutto, volevo sapere come continuerò a recuperare ciò che mi spetta nelle annualità successive visto che continuerò a pagare anno dopo anno.”
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Come recuperare dal reddito i contributi previdenziali versati tramite riscatti volontari o ricongiunzione
Parlare di riscatto della laurea dal punto di vista fiscale significa parlare di detrazioni e deduzioni. Il riscatto della laurea (ma vale anche per la Pace Contributiva, per esempio), dà diritto al diretto interessato di portare in deduzione o detrazione dalle tasse il corrispettivo pagato.
Come funzionano le detrazioni e le deduzioni anche per il riscatto
Che derivi dal riscatto della laurea, oppure dalla Pace Contributiva, ciò che si versa per completare la carriera contributiva comprando di fatto questi contributi, può essere scaricato dal reddito con il modello 730 (o col modello Redditi PF), anno dopo anno. Senza addentrarci nei meccanismi fiscali, tra capienza e incapienza, chi sceglie questa via deve capire bene le differenze che ci sono tra deduzione e detrazione.
Quando si parla di oneri da scaricare sul reddito si può far riferimento sia alle detrazioni che alle deduzioni. Anche se sono due cose che possono sembrare simili, la loro differenza è notevole. Perché da un lato, con le detrazioni, si tratta di un abbattimento dell’imposta già calcolata e quindi dovuta. Per le deduzioni invece, si tratta di un abbattimento della base imponibile su cui si calcola l’imposta, quindi un abbattimento del reddito.
Quindi la detrazione non è altro che uno sconto che lo Stato offre sull’IRPEF già versata da dipendenti e pensionati o da versare per gli autonomi. Le deduzioni invece sono cifre che vengono sottratte dal reddito su cui poi si calcola l’IRPEF dovuta.
Esempi pratici di recupero fiscale di questi oneri
La detrazione per esempio è fruibile anche per la Pace Contributiva che il governo ha varato per il biennio 2024-2025. Con questa misura un contribuente può riscattare anni non coperti da contributi, tra il primo anno di versamento e l’ultimo. Una misura dedicata a contributivi puri la cui carriera contributiva è cominciata dopo il 1995.
Chi decide di riscattare massimo 5 anni, dovrà versare il corrispettivo all’INPS, in unica soluzione o a rate.
La guida e il principio di cassa
Un esempio chiarirà meglio il tutto. Ipotizzando un riscatto di 30.000 euro, pagato a rate e in dieci anni, per il contribuente significa pagare 3.000 euro annui. Di questi 1.500 euro possono essere portati in detrazione per 5 anni consecutivi.
Il primo anno si recuperano 300 euro, il secondo anno i 300 dell’anno precedente e i 300 euro del nuovo anno e così via. Di fatto una detrazione che viene ammortizzata anno dopo anno per 14 anni (per chi ha scelto e ottenuto la dilazione massima di 10 anni).
Infatti con ogni dichiarazione dei redditi si scarica 1/5 di quanto pagato l’anno precedente portandosi dietro i vari quinti delle altre rate ancora precedenti.
Il riscatto della laurea, ma non solo. Ecco altri vantaggi fiscali da sfruttare
Tornando al riscatto della laurea, ai contribuenti italiani è data la facoltà di scaricare dal reddito gli oneri sia per il percorso di studio dello stesso contribuente che per il percorso di studio di un suo familiare a carico. Ciò che cambia però è la modalità con cui il riscatto può essere scaricato dal reddito.
Se si tratta del riscatto per un familiare a carico si ha diritto alla detrazione che consente di recuperare al massimo il 19% di quanto versato l’anno precedente. Per il riscatto del proprio percorso di studio invece c’è la deduzione. In questo caso l’intero importo versato l’anno precedente può essere scorporato dal reddito imponibile.
In pratica un contribuente con reddito da 20.000 euro se ha pagato 3.000 euro nel 2023 per il riscatto della sua laurea, porterà il suo reddito su cui si calcola l’IRPEF a 17.000 euro.
Oltre che per il riscatto del corso di laurea, la deducibilità può riguardare anche la prosecuzione volontaria dei versamenti di contributi dopo l’età di pensionamento e la ricongiunzione di periodi assicurativi maturati presso altre gestioni previdenziali obbligatorie.