Molti non lo sanno ma ci sono periodi di non lavoro che possono dare diritto alla copertura contributiva che può servire per completare il montante contributivo utile ad una determinata pensione. Il riscatto infatti è uno strumento a volte poco considerato, ma assai utile, soprattutto per chi cerca, in termini pratici, di raschiare il fondo del barile per raggiungere una carriera utile ad andare in pensione. Molti non sanno che anche i figli avuti possono aiutare il completamento della carriera. E questo grazie allo strumento del riscatto.
“Ho un quesito per gli esperti previdenziali della vostra redazione. Sono una casalinga con 66 anni di età. In passato ho lavorato per una ventina d’anni come commessa. Ho iniziato a lavorare dopo aver avuto il mio unico figlio. Mi hanno detto che posso recuperare cinque mesi utili sia al calcolo della misura della pensione proprio perché ho avuto un figlio. Non capisco di cosa si tratta e cosa dovrei fare, anche perché mi hanno detto che devo recarmi all’INPS chiedendo l’accredito di questi contributi.”
Il riscatto della gravidanza al di fuori del rapporto di lavoro
La normativa previdenziale italiana consente il riscatto oneroso dei periodi di gravidanza. In pratica versando un corrispettivo si possono recuperare mesi di contribuzione proprio per queste gravidanze. Detto così può sembrare una cosa aperta a tutte le donne che hanno avuto figli, ma così naturalmente non lo è. Infatti, come esiste l’istituto del riscatto della gravidanza, così esistono paletti e limitazioni. Una cosa che va sottolineata è che una lavoratrice dipendente che rimane in dolce attesa, ha il diritto alla tutela della maternità. Si tratta di quella misura che consente alla lavoratrice di assentarsi dal posto di lavoro godendo per determinati mesi, di una indennità dall’Inps, preservando il posto di lavoro e godendo della relativa contribuzione figurativa.
La domanda all’Inps per il riscatto della gravidanza ai fini pensionistici
Riscattare i periodi di gravidanza è possibile, ma solo producendo domanda all’Inps. E naturalmente, se l’istanza viene accettata, l’interessata dovrà provvedere a versare il cosiddetto onere di riscatto. Si possono riscattare 5 mesi di gravidanza a figlio. In materia di gravidanza e di contributi i quesiti sono frequenti anche per via di una normativa poco chiara al riguardo. E i 5 mesi tornano frequentemente in auge. Cinque mesi infatti è anche il periodo della maternità delle lavoratrici dipendenti, secondo i dettami del congedo obbligatorio. Periodo garantito alle madri lavoratrici partendo da due mesi o tre mesi prima del parto è finendo con due mesi o tre mesi dopo il parto.
Per i periodi al di fuori del rapporto di lavoro il riscatto della maternità
I 5 mesi quindi fanno riferimento a quella che può essere considerata un’astensione facoltativa fuori dal rapporto di lavoro. In pratica il riferimento è a quelle donne che hanno avuto figli fuori da qualsiasi rapporto di lavoro e che pertanto non erano coperte dalla maternità Inps. La domanda va presentata all’Istituto previdenziale allegando all’istanza tutta la documentazione comprovante i dati della maternità della paternità e della nascita del nuovo figlio.
Le limitazioni del riscatto della gravidanza
Il riscatto contributivo della maternità, può essere chiesto solo se c’è il versamento di almeno 260 contributi settimanali da parte della madre o del padre.
Tra calcolo retributivo e contributivo anche per il riscatto maternità
Altro fattore d’incidenza è Il sistema in cui si rientra. Per tutti i periodi antecedenti il 1996, si usa il meccanismo della riserva matematica. Per quelli successivi è compito del richiedente indicare se ci sono più o meno di 18 anni di contributi versati prima del 1996. Infatti così come si calcolano le pensioni con il sistema misto così si calcola anche l’onere da riscatto. E questo onere per chi non ha una carriera così lunga prima del 1996, viene determinato con il calcolo percentuale.