Come sfruttare il Bonus sulla pensione prendendo più soldi o andando prima in quiescenza

Ecco tutta una serie di vantaggi del bonus pensione per le lavoratrici che hanno avuto più figli durante la loro vita.
8 mesi fa
4 minuti di lettura
compensazioni in F24 dei crediti INPS e INAIL
Foto © Licenza Creative Commons

Dalla vecchia riforma delle pensioni del 1996 emerge un’interessante opportunità: sfruttare un autentico bonus pensionistico. La riforma Dini, nota per aver introdotto il metodo contributivo nel calcolo delle prestazioni, offre anche una valida opportunità alle lavoratrici madri.

Questo vantaggio non riguarda soltanto i requisiti per accedere alla pensione anticipata. Ma si estende anche agli importi delle pensioni, consentendo di ottenere un assegno più cospicuo. Tale possibilità è riservata esclusivamente alle lavoratrici in procinto di pensionarsi.

“Buonasera, sono una lavoratrice dipendente del settore privato e sto per arrivare a 67 anni di età.

La mia carriera è iniziata dopo il 1999 e quindi rientro nel sistema contributivo. Vi chiedo di darmi una mano per la mia pensione. Voglio comprendere tutte le mie opportunità per sfruttare al massimo le normative in vigore. Ho 24 anni di contributi ed sono madre di 4 figli. Vi do queste informazioni perché credo siano quelle che servono per favorire il vostro giudizio sulla mia situazione. Grazie.”

Come sfruttare il Bonus sulle pensioni prendendo più soldi o andando prima in quiescenza

La legge 225 del 1995, meglio nota come riforma Dini, rappresenta l’intervento normativo più significativo sul sistema pensionistico italiano prima del 2012, anno segnato dall’introduzione di un’altra importante riforma, quella Fornero.

Introducendo il sistema contributivo, la riforma Dini ha modificato profondamente le regole di calcolo delle prestazioni pensionistiche. Questa innovazione ha portato a distinguere i lavoratori in base all’anno di inizio della loro attività lavorativa: prima o dopo il 1995.

Questa distinzione non ha influenzato solo il calcolo della pensione, ma ha anche avuto impatto sui criteri di accesso alla pensione, applicando misure diverse a seconda del gruppo di appartenenza dei lavoratori.

I vantaggi delle mamme lavoratrici

La distinzione tra lavoratori, introdotta dalla riforma Dini, ha determinato che coloro i quali hanno iniziato a lavorare dopo l’entrata in vigore della stessa siano soggetti a regole pensionistiche differenti.

Il calcolo della prestazione pensionistica è interamente contributivo per chi ha iniziato l’attività lavorativa dopo il 31 dicembre 1995, per chi ha scelto questo sistema di calcolo o per chi è inserito nella Gestione Separata. In passato, le pensioni retributive erano calcolate basandosi sulle ultime retribuzioni percepite alla fine della carriera lavorativa.

Il sistema contributivo, invece, si basa sull’ammontare dei contributi versati, funzionando come una sorta di salvadanaio che, al momento del pensionamento, trasforma i risparmi accumulati in rendite vitalizie. Inizialmente, l’ammontare contributivo viene adeguato annualmente in base al tasso di inflazione, per poi essere moltiplicato per i coefficienti di trasformazione.

Questi meccanismi risultano tanto più vantaggiosi per il pensionato quanto maggiore è l’età di ritiro dal mondo del lavoro.

I coefficienti di trasformazione della pensione contributiva

I coefficienti in vigore anche nel 2024 sono:

  • 57 anni di età 4,270%;
  • 58 anni di età 4,378%;
  • 59 anni di età 4,493%;
  • 60 anni di età 4,615%;
  • 61 anni di età 4,744%;
  • 62 anni di età 4,882%;
  • 63 anni di età 5,028%;
  • 64 anni di età 5,184%;
  • 65 anni di età 5,352%;
  • 66 anni di età 5,531%;
  • 67 anni di età 5,723%;
  • 68 anni di età 5,931%;
  • 69 anni di età 6,154%;
  • 70 anni di età 6,395%;
  • 71 anni di età 6,655%.

Questi dati sono essenziali per comprendere come sfruttare il bonus per le lavoratrici madri. Questo vantaggio, come abbiamo menzionato, può essere utilizzato per due scopi principali: anticipare l’uscita dal mondo del lavoro o ottenere una prestazione pensionistica più elevata.

Per i contribuenti puri, ovvero coloro che hanno versato il primo contributo dopo il 31 dicembre 1995, è disponibile la pensione anticipata contributiva, che permette di andare in pensione all’età di 64 anni. Questo primo bonus è specificamente legato a tale misura, richiedendo 64 anni di età, 20 anni di contributi e una prestazione, alla data di prima liquidazione, non inferiore a tre volte l’assegno sociale.

Per le donne che hanno avuto un solo figlio, questa soglia si riduce a 2,8 volte l’assegno sociale; per quelle con due o più figli, scende ulteriormente a 2,6 volte.

In pratica, per uomini o donne senza figli, è necessario che la pensione non sia inferiore a circa 1.602 euro al mese.

Per le lavoratrici madri, invece, l’importo necessario scende a 1.495 euro al mese (per chi ha un figlio) o a 1.388 euro al mese (per chi ne ha due o più).

Ecco cosa sfruttare per la pensione

I vantaggi del sistema contributivo non si esauriscono qui. Infatti, grazie al bonus per le mamme lavoratrici che hanno effettuato il primo accredito dopo il 31 dicembre 1995 (sia per chi ha scelto questa opzione sia per chi rientra nel calcolo con la Gestione Separata), è possibile beneficiare di uno sconto sull’età pensionabile in funzione del numero di figli avuti.

Questo sconto, di quattro mesi per ogni figlio fino a un massimo di dodici mesi (per tre o più figli), permette di accedere alla pensione di vecchiaia già a 66 anni, anziché a 67, a patto di aver versato almeno 20 anni di contributi. Di conseguenza, lo sconto raggiunge l’intero anno per le lavoratrici madri di tre o più figli.

Tale sconto si applica anche alla pensione anticipata contributiva, consentendo di andare in pensione a 63 anni, invece che a 64, sempre rispettando il requisito di almeno 20 anni di contributi.

Più figli? coefficienti migliori, ecco perché

Se il bonus contributivo per le lavoratrici madri consente di anticipare l’accesso alla pensione, i vantaggi non si limitano a questo: influenzano anche l’importo della pensione. L’ammontare della pensione aumenta in base al numero di figli avuti, grazie alla scelta di coefficienti di trasformazione più favorevoli.

Una lavoratrice madre può optare per un coefficiente di trasformazione maggiore al momento del pensionamento. Se va in pensione a 67 anni, può scegliere il coefficiente applicabile a 68 o 69 anni, a seconda del numero di figli. La stessa flessibilità si applica alla pensione anticipata contributiva: anziché adottare il coefficiente previsto a 64 anni, può optare per quello relativo a 65 o 66 anni.

Questo vantaggio è particolarmente significativo per la pensione anticipata contributiva. Poiché permette di raggiungere il livello minimo richiesto per l’importo della pensione, garantendo così l’accesso a un beneficio che, altrimenti, potrebbe essere negato.

Esempi pratici di calcolo della pensione sfruttando il bonus

Ad esempio, una donna che ha avuto quattro figli, come la nostra lettrice, desiderosa di lasciare il lavoro a 64 anni, deve raggiungere un importo soglia di 1.388 euro. Se non riesce a ottenere tale cifra utilizzando il coefficiente di trasformazione per i 64 anni di età, potrebbe avere maggiori possibilità optando per quello relativo ai 66 anni. Questo perché i coefficienti influenzano significativamente l’importo della pensione in base all’età di pensionamento.

Consideriamo una lavoratrice con un montante contributivo di 300.000 euro a 67 anni. Essa avrebbe diritto a una pensione annuale di circa 17.169 euro, dato che il montante viene moltiplicato per il coefficiente del 5,723%. Optando per il coefficiente di trasformazione dei 68 anni, pari al 5,931%, in caso di uno o due figli, il suo assegno annuale aumenterebbe a oltre 17.793 euro. Utilizzando invece il coefficiente dei 69 anni, pari al 6,154%, e avendo avuto più di due figli, la pensione salirebbe a 18.462 euro annui.

La situazione è simile per chi decide di pensionarsi a 64 anni. Con un montante contributivo di 400.000 euro, la pensione annuale sarebbe di 20.736 euro, che potrebbe non essere sufficiente per chi non ha figli, considerando la soglia minima di 1.602 euro mensili. Avendo due figli, la lavoratrice potrebbe optare per il coefficiente dei 65 anni, pari al 5,352%, portando la pensione a circa 21.408 euro all’anno. Con tre o più figli, utilizzando il coefficiente del 5,531% per i 66 anni di età, la pensione annuale aumenterebbe a circa 22.124 euro.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bond in lire turche di nuovo attrattivi
Articolo precedente

Bond turchi in rialzo dopo le elezioni amministrative, ma forse il mercato fraintende

agenzia delle entrate
Articolo seguente

Avviso bonario Agenzia delle Entrate, ecco come pagare a rate un 730 degli anni precedenti