Come viene applicata l’imposta di bollo sui buoni fruttiferi postali?

Ecco come viene applicata l'imposta di bollo (a breve) sui buoni fruttiferi postali, prodotto di investimento collocato sul mercato da Poste Italiane.
3 anni fa
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Fine settembre 2022: azioni e buoni fruttiferi postali che rendono di più.

I buoni fruttiferi postali sono prodotti di investimento emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Quest’ultima è un’istituzione finanziaria controllata per l’83% circa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 16% da varie fondazioni bancarie. Tornando ai buoni, essi sono collocati sul mercato da Poste Italiane e garantiti dallo Stato Italiano. Non hanno poi costi né di gestione e nemmeno di rimborso eccetto gli oneri di natura fiscale. Ci si chiede quindi come è applicata l’imposta di bollo su tali titoli.

Come viene applicata l’imposta di bollo sui buoni fruttiferi postali?

Per i titoli cartacei emessi prima del 1° gennaio 2009, l’imposta di bollo è calcolata sul valore nominale del singolo buono fruttifero postale.

L’aliquota viene infatti applicata soltanto dal 2012, esattamente per tale anno è dello 0,10%, per il 2013 è dello 0,15% mentre dal 2014 è dello 0,20% (minimo di 43,20 euro per il 2012-2013 e massimo 1200 euro per il 2012). Si applica al valore nominale del singolo titolo che dal 2012 è in essere ed è di una misura minima di 2 euro per ogni singolo buono.

I titoli cartacei emessi prima del 1° gennaio 2009 non sono cumulati con altri prodotti finanziari che si hanno. Ad esempio i buoni cartacei emessi dopo il 1° gennaio 2009. Il loro valore, quindi, non si deve considerare ai fini della verifica del limite complessivo di esenzione che è di 5 mila euro. L’imposta si calcola sul valore nominale di tutti i buoni siano essi cartacei o dematerializzati con la stessa intestazione se il valore di rimborso al netto degli oneri fiscali supera la cifra di 5 mila euro.

Viene calcolata al 31 dicembre di ogni anno sul valore di rimborso del patrimonio dei buoni purché esso sia superiore a 5mila euro ed è dovuta all’atto del rimborso del buono. Nel caso in cui al 31 dicembre, il valore di rimborso del patrimonio in buoni sia più basso di 5 mila euro, l’imposta non sarà dovuta.

E dopo il 2009 come funziona l’imposta di bollo sui bfp?

Dal 2009 l’imposta di bollo si calcola sul valore nominale di tutti i bfp cartacei e dematerializzati con la stessa intestazione. Questo sempre se il valore effettivo del rimborso al netto degli oneri di natura fiscale è più alto di 5 mila euro. L’aliquota come già detto è dello 0,10% per il 2012, dello 0,15% per il 2013 e dello 0,20% per il 2014.

Se il valore di rimborso del patrimonio in buoni è superiore a 5 mila euro si calcola al 31 dicembre di ogni anno ed è accantonata in quanto è chiesta all’atto del rimborso del buono. Ovviamente se al 31 dicembre il valore di rimborso è più basso di 5 mila euro, l’imposta non è dovuta. Poste Italiane ricorda infine che se i bfp sono intestati a soggetti diversi dalle persone fisiche, è prevista un’imposta massima uguale a 14 mila euro a partire dal 2014. Prima nel 2013 era di 4500 euro.
Leggi anche: Buoni fruttiferi postali, il regalo di Natale 2021: quali interessi?
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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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