Mercati in festa sul finire della scorsa settimana borsistica sulla pubblicazione del dato sull’inflazione americana ad ottobre, in calo di mezzo punto da settembre. Ma se si passa dalle speculazioni ai mercati, la realtà appare profondamente diversa. La Commissione europea ha aggiornato le sue previsioni macroeconomiche per il triennio 2022-2024 e per l’Eurozona emerge il rischio di andare incontro a una stagflazione tutt’altro che temporanea.
I numeri parlano chiaro. Per quest’anno l’inflazione nell’area dovrebbe salire all’8,5% per rallentare solo al 6,1% nel 2023 e scendere al 2,6% nel 2024.
Quanto alle stime di crescita del PIL, atteso un +3,2% quest’anno (da +2,6% atteso a settembre), seguito da un +0,3% (da +1,4%) nel 2023 e una risalita all’1,5% nel 2024. Nel complesso, l’economia nel triennio in corso si espanderà meno del previsto.
Stagflazione rischia di durare
Stando a queste cifre, la Commissione starebbe prevedendo una stagflazione piuttosto duratura. In tre anni, l’indice dei prezzi al consumo salirà di oltre il 18%. La media annua risulta essere di circa il 5,7% contro l’1,6% medio dei venti anni precedenti. Un’accelerazione di ben 3,5 volte del ritmo di crescita. Per darvi un’idea, i prezzi nell’Eurozona per crescere del 18% hanno dovuto impiegare oltre 13 anni prima del 2022.
Il PIL, invece, crescerà nel triennio considerato di appena il 5% o quasi l’1,7% all’anno. In pratica, economia a passo lento e corsa dei prezzi. E’ esattamente questo il concetto di stagflazione. Chiaramente, siamo alle previsioni. E in un contesto molto mutevole come quello attuale non ha granché senso neppure fare stime per il prossimo anno. C’è la possibilità che l’inflazione deceleri bruscamente grazie all’eventuale tonfo dei prezzi del gas, mentre la crescita acceleri.
Sempre secondo la Commissione, la Germania sarebbe l’unica grande economia dell’area ad andare in recessione l’anno prossimo con un PIL a -0,6%. Per l’Italia nel complesso le previsioni, invece, si mostrano migliori di quelle del nostro stesso governo. Ad ogni modo, cambiano le virgole. Il succo è che siamo in stagflazione. L’ultima volta che ci siamo entrati fu quasi mezzo secolo fa. Ci volle un decennio per uscirne. La storia non si ripete mai uguale a sé stessa, ma almeno va imparata. E le previsioni di chi fino a qualche mese fa rassicurava sulla “transitorietà” dell’alta inflazione forse andrebbero prese con le pinze.