Il Tesoro ha emesso ieri cinque tranche di altrettanti bond già in circolazione sul mercato secondario, incassando 8,50 miliardi di euro in tutto. Le richieste sono state complessivamente pari a quasi 15,5 miliardi per un rapporto di copertura superiore a 1,80. Significa che la domanda ha quasi doppiato l’offerta. Il BTp 15 luglio 2027 e cedola 3,45% (ISIN: IT005599904) ha attirato ordini per 2,22 volte l’importo assegnato di 2 miliardi, a conferma che il mercato ha appetito dei titoli del debito pubblico italiano. Tra questi vi era il BTp 1 settembre 2043 con cedola 4,45% (ISIN: IT005530032).
Rischio da disinvestimento anticipato
Il BTp 2043 è l’attuale “benchmark” ventennale italiano. Senz’altro un titolo a lunga scadenza, adatto agli investitori cassettisti, cioè a coloro che intendano portare il bond a scadenza. C’è sempre la possibilità di rivendere il titolo prima. Come vedremo, ciò comporta l’assunzione di un rischio di cui tenere conto. Astenersi, dunque, chi non è in grado di prevedere se da qui ai prossimi anni possa dover disinvestire per ragioni di liquidità. Il rischio di perdite in conto capitale risulterebbe un grosso limite per tale scenario.
Ci sono, invece, diverse ragioni per inserire il BTp 2043 in portafoglio. Ne abbiamo individuate almeno tre. La prima è che offre una cedola netta effettiva elevata. Essa si ottiene rapportando la cedola nominale del 4,45% al prezzo di acquisto, applicandovi l’aliquota fiscale del 12,50%. Ebbene, l’investitore percepirebbe ogni anno il 3,80% del proprio capitale investito. Un tasso percentualmente più che soddisfacente, anche perché l’incasso avverrebbe per quasi venti anni da oggi con il BTp 2043.
Cedola netta reale resterebbe elevata
C’è l’incognita inflazione. Per i prossimi anni le aspettative d’inflazione in Italia si aggirano a poco più dell’1%. Per prudenza ipotizziamo che i prezzo al consumo nel nostro Paese crescano nel lungo periodo del 2%.
BTp 2043 appetibile con taglio dei tassi BCE
Infine, come detto il BTp 2043 è un bond a lunga scadenza. E siamo agli inizi di un allentamento monetario. Pur graduale, esso è stato avviato dalla BCE con la riunione di giugno, quando i tassi di interesse sono stati tagliati dello 0,25%. E cosa accade quando i rendimenti di mercato scendono? I prezzi delle obbligazioni salgono. E lo fanno in misura maggiore sul tratto lungo della curva, in cui la “duration” è più alta. Ad esempio, se il rendimento del BTp 2043 diminuisse oggi dell’1%, la quotazione salirebbe intorno al 12-13%. E il ventennale italiano, in periodi di accomodamento monetario e pur escludendo le situazioni estreme in fase pandemica, è arrivato ad offrire anche il 2% in meno rispetto ad oggi.