Record su record. E la cosa inizia a fare paura. Perché se a rincarare ogni giorno di più a sempre nuovi massimi storici è il bene rifugio per eccellenza, abbiamo un problema. Al termine di questa settimana di contrattazioni, i lingotti d’oro valevano quasi il 3% in più di una settimana fa e oltre il 16% dall’inizio dell’anno. Il prezzo all’oncia è salito fin sopra i 2.400 dollari. La cosa ancora più pazzesca è che nelle ultime sedute si è persino apprezzato il dollaro nei confronti delle altre principali valute, euro incluso; per cui comprare oro costa più di quanto lascino intendere le sole quotazioni internazionali.
Lingotti d’oro da record tra guerre, inflazione e tassi
Sulle ragioni di questo boom abbiamo scritto tanto, anche se forse non è mai abbastanza. Ci sono le tensioni geopolitiche a sostenere il trend rialzista. Da ultimo, l’atteso attacco dell’Iran contro Israele per ritorsione contro il blitz ai danni della sua ambasciata in Siria. C’è anche la corsa all’oro tra le banche centrali, specie in Asia, al fine di allentare la dipendenza dal dollaro Usa. E c’è senza dubbio l’aspettativa che i tassi di interesse globali scenderanno nei prossimi mesi. La Banca Nazionale Svizzera ha avviato l’allentamento monetario e la Banca Centrale Europea quasi certamente seguirà a giugno. In forte dubbio, invece, i tempi per la Federal Reserve.
Investire in lingotti d’oro ha senso oggi? I prezzi sono già alti e anche il dollaro è forte. Non esiste forse il rischio di entrare tardi sul mercato? Per prima cosa, vogliamo precisare che non servano chissà quali cifre. Pensiamo sempre al metallo come un investimento costoso, ma sappiate che in gioielleria si possono acquistare anche lingottini da un solo grammo a salire.
Confronto con BTp 10 anni
Potremmo ipotizzare l’acquisto di lingotti d’oro in alternativa ai BTp a 10 anni. I secondi sono un investimento dal rendimento alla scadenza certo e definito nel tempo. Ci offrono il 3,70% lordo, circa il 3,25% netto all’anno. Non è poco, specialmente se avesse ragione il mercato a prevedere tassi d’inflazione italiana intorno all’1,20% per i prossimi 5-6 anni. Non è un caso che, storicamente, il prezzo del metallo appare correlato negativamente ai rendimenti obbligazionari. Gli investitori compiono una scelta tra alternative sulla base della remunerazione attesa.
La tassazione sull’oro è più alta di quella sui titoli di stato. E’ al 26% contro il 12,50%. Questo è un elemento fondamentale da capire prima di ipotizzare un qualsiasi investimento. Supponiamo di acquistare lingotti d’oro da 100 grammi. Spenderemmo circa 7.250 euro, al netto delle commissioni che ci chiederebbero in una qualsiasi gioielleria. Ebbene, quanto dovrebbero salire le quotazioni nell’arco di un decennio per almeno pareggiare i conti con il rendimento offertoci oggi dal BTp a 10 anni?
Attenzione al fattore cambio
A parità di rendimento netto annuale, il rendimento lordo che il metallo dovrebbe esitare sarebbe dello 0,70% più alto per via della maggiore tassazione. Questo significa che un’oncia da qui al 2034 dovrebbe arrivare a costare quasi 3.700 dollari: +50/55% rispetto ad oggi. Attenzione, però, perché stiamo ragionando a parità di tasso di cambio euro-dollaro. Se il biglietto verde si deprezzasse, il prezzo in euro si ridurrebbe. Dunque, occorrerebbe che crescesse ancora di più per ottenere il risultato di cui sopra. Siamo in grado di fare qualche minima previsione a così lungo termine?
Un modo per carpire quali siano le aspettative del mercato consiste nel monitorare lo spread Treasury-Bund, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di stato americani e tedeschi della durata decennale.
Lingotti d’oro al 2034
Prendendo per buono questo dato – per il lungo periodo tende a perdere di affidabilità – otteniamo che il cambio euro-dollaro salirebbe in area 1,20 tra un decennio. E, dunque, per ottenere almeno lo stesso rendimento offertoci dal BTp a 10 anni, i lingotti d’oro dovrebbero costare sopra 4.100 dollari per oncia. Parliamo di un prezzo a ridosso dei 130 euro per grammo. Realistico? A priori, nulla si può escludere. Dieci anni fa, un’oncia costava poco più di 935 euro l’oncia, cioè da allora è schizzata del 140%. Andando ancora più a ritroso nel tempo, il rincaro è stato persino più spettacolare: +570% in venti anni! Ma il passato non è una guida per il futuro quando si parla di mercati.