Il mercato sovrano italiano è stato oggetto di forti vendite questa settimana, a seguito della pubblicazione del dato sull’inflazione nell’Eurozona. Salita mediamente all’8,1%, praticamente segnala non solo un rialzo dei tassi BCE certo per luglio – scontato da settimane – ma anche la possibilità che esso sia di mezzo punto percentuale e non di un quarto di punto come il mercato si attendeva fino a qualche seduta fa. Il BTp a 30 anni è il titolo di stato che offre di più in Italia.
Il BTp a 30 anni a cui facciamo riferimento è quello in scadenza l’1 settembre 2051 e che stacca una cedola annuale dell’1,70% (ISIN: IT0005425233). Chi lo avesse acquistato all’inizio dell’anno, avrebbe incassato da qui fino alla data del rimborso del capitale quasi il 50% netto in meno. In effetti, allora avrebbe portato a casa un rendimento complessivo pari al 53,7%, mentre in questi giorni conterebbe su oltre il 103%.
BTp a 30 anni, c’è la scadenza 2052
Ma a gennaio il Tesoro emise un nuovo BTp a 30 anni, scadenza 1 settembre 2052 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980). Già il tasso offerto risulta più adeguato alla fase che stiamo vivendo. Ciò non toglie che la quotazione dall’emissione sia scesa di circa il 25% a 75 centesimi. Il rendimento è contestualmente salito da 1,89% a 3,47%. Durata più lunga di un anno esatto rispetto al precedente trentennale, ma rendimento un po’ più basso. Qui, ci porteremmo a casa attualmente un rendimento netto complessivo del 105%. All’avvio delle negoziazioni sul mercato secondario, era a meno del 58%. Anche in questo caso, siamo a quasi +50% in pochissimi mesi.
In molti casi, però, chi inserisce il BTp a 30 anni in portafoglio lo fa per ragioni speculative: incassa una cedola fissa certa ogni sei mesi e scommette sul rialzo dei prezzi.