L’aumento dell’inflazione fa salire anche i pignoramenti di stipendi e pensioni. La rapida crescita delle rate dei prestiti e dei mutui ipotecari sta mettendo in crisi migliaia di contribuenti che non ce la fanno più a pagare rate sempre più care.
A ciò si aggiunge il carovita e la crescita della spesa per le bollette. Banche e finanziarie ovviamente non perdono occasione per allungare le mani su stipendi e pensioni. Facilmente aggredibili in caso di messa in mora.
In aumento i pignoramenti delle pensioni
Le agenzie di riscossione hanno quindi incrementato l’attività di recupero crediti. E per i pensionati, soggetti molto deboli, le cose non si mettono bene anche se la oggi legge li tutela più dei lavoratori che percepiscono una retribuzione.
Come noto, la pensione, al pari dello stipendio è un titolo di credito aggredibile. In caso di pignoramento, però, il legislatore ha stabilito un limite di rendita al di sotto del quale non si può andare a colpire. Tale limite è stato innalzato dallo scorso settembre 2022 a 1.000 euro.
Questa soglia è ritenuta il “minimo vitale” al di sotto del quale non è possibile privare il debitore dei mezzi di sostentamento. Una misura che ha messo al riparo le categorie più deboli dagli attacchi indiscriminati di banche e società finanziarie.
Pignoramento della rendita e limite vitale
Pertanto, il pensionato moroso non può essere privato di somme di denaro al di sotto di tale soglia. E chi percepisce una rendita pari o inferiore a 1.000 euro al mese è quindi posto automaticamente al riparo dai creditori.
Diversamente, potrà essere pignorata la parte eccedente sempre nella misura di un quinto della pensione. Pertanto, se un pensionato percepisce una pensione di 1.200 euro mensili, possono essere colpiti solo i 200 euro al mese in eccedenza.
La pensione può essere pignorata anche da diversi creditori, sempre nella misura di un quinto e sempre nel rispetto del limite vitale non pignorabile. Il pignoramento congiunto di diversi creditori è possibile solo se appartengono a categorie diverse (ad esempio, erario, assegni alimentari, soggetti privati).
Attenzione però: se la pensione è pignorata direttamente presso l’Inps il limite è di 1.000 euro, come detto. Ma se la pensione finisce su un conto corrente dove sono presenti altre giacenze e questo è alimentato da altre entrate, non si è più tutelati nella stessa misura. Gli stipendi, ad esempio, sono pignorabili nella misura di un quinto senza limite. Mentre per i soldi che sono già presenti sul conto al momento del pignoramento, non si potrà superare il 150% dell’assegno sociale per le pensioni e il triplo dell’assegno sociale per gli stipendi.
Sono escluse dal pignoramento le pensioni sociali, quelle di invalidità e l’assegno di accompagnamento.