Ci sono buone notizie per i consumatori italiani. L’Istat ha ridotto le stime per l’inflazione nel mese di novembre allo 0,7% annuale e a -0,5% su ottobre. Per l’indice Foi, che capta il paniere dei consumi di operai e impiegati, c’è stato un calo mensile dello 0,4% e un aumento annuale dei prezzi dello 0,7%. Per coloro che hanno investito nei BTp Italia, queste rischiano di non essere buone notizie. E sono soprattutto due le scadenze che possono riservare qualche cattiva sorpresa: 26 maggio 2025 con cedola reale 1,40% (ISIN: IT0005410912) e 21 maggio 2025 con cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835).
Indice Foi in calo
Qual è il punto? I BTp Italia sono titoli di stato indicizzati all’inflazione misurata dall’indice Foi. Il calo tendenziale dell’inflazione in sé non è un problema ai fini dello stacco delle cedole. Lo diventa, invece, il calo congiunturale. Significa che l’indice dei prezzi non solo ha smesso di crescere, anzi diminuisce. In effetti, il suo apice lo raggiunse nel mese di settembre, quando toccò 119,3. A novembre, risultava sceso a 118,7.
Come si calcola la cedola
C’è un altro aspetto tecnico che ha implicazioni importanti per le due scadenze sopra citate. I BTp Italia staccano la cedola ogni sei mesi. Essa offre un tasso minimo garantito o reale, a cui si somma l’inflazione dei sei mesi passati. Poiché non è possibile conoscere in tempo reale l’andamento dei prezzi al consumo, il Tesoro nei fatti ha escogitato per questi titoli un meccanismo più complicato. La cedola risulta agganciata all’indice Foi di due mesi prima.
Pertanto, i due BTp Italia maggio 2025 e 2026 dovranno offrire nel maggio prossimo cedole legate all’inflazione del semestre che inizia rispettivamente questo 26 e 21 novembre. Per quanto appena spiegato, però, l’indice Foi iniziale per il semestre considerato è stato già fissato dal Tesoro con riferimento ai livelli dei prezzi vigenti due mesi prima, cioè nell’ultima decade di settembre.
BTp Italia a rischio rivalutazione a maggio
In pratica, esiste il rischio che a maggio per questi titoli la rivalutazione del capitale non scatti. In quel caso, l’obbligazionista otterrà il pagamento di una cedola semestrale dello 0,7% e dello 0,275% rispettivamente. Affinché la rivalutazione ci sia, è necessario che l’indice Foi entro marzo si collochi nel primo caso sopra 119,26667 e nel secondo sopra 119,23333. In quattro mesi, dunque, l’indice Foi dovrebbe salire almeno dello 0,5%. Può sembrare poco, ma il trend negli ultimi mesi è negativo. Un Foi in area 119,2-3 implica un tasso d’inflazione tendenziale sopra l’1% a marzo. Va detto che sembra molto alla portata, anzi. Non dobbiamo immaginare che l’inflazione italiana si stia azzerando, come emergerebbe dal dato di novembre. Una risalita è probabile nei prossimi mesi, quando il cosiddetto “effetto base” sarà venuto meno.